Quando la letteratura e il teatro sposano la tensione morale e l’impegno civile assumono una dimensione testimoniale. È il caso di “Canto per Francesca”, un testo scritto con magistrale poesia da Cetta Brancato, giornalista, drammaturga e scrittrice palermitana. Una lettura recitata, omaggio intenso e anti-retorico dedicato a Francesca Morvillo, uccisa dalla mafia insieme al marito Giovanni Falcone e agli agenti della Polizia di Stato della sua scorta il 23 maggio 1992, nella strage di Capaci. I proventi dello spettacolo, andato in scena nel Teatro all’interno della Caserma Ruggero Settimo a Palermo, che ospita il Circolo Unificato dell’Esercito, già Circolo Ufficiali, grazie all’associazione “Assofante” che ha sostenuto il progetto, sono stati devoluti dell’Associazione Millecolori Onlus – Centro Antiviolenza “Lia Pipitone”.
Lo spettacolo “Canto per Francesca”
A portare sul palco “Canto per Francesca”, con la regia di Marina Martines e l’accompagnamento musicale di Mario Taormina, lo scorso 14 dicembre – data del compleanno di Francesca, che nel 2024 avrebbe compiuto settantanove anni – sono stati gli attori Antonio Ribisi La Spina e Veronica Bonaceto. Lui, voce narrante, lei nella parte di Francesca, fulgidi interpreti di una storia che mescola dolore, intimità e smarrimento: un testo a due voci per ricordare la prima e unica donna magistrato uccisa dalla mafia in Italia, sullo sfondo di una Palermo pregna di contraddizioni, immersa nel buio delle stragi che avrebbero successivamente condotto a una reazione decisa da parte dello Stato, con l’operazione Vespri Siciliani, e all’inizio di una stagione di rivolta sociale contro Cosa Nostra. Antonio Ribisi La Spina si conferma tra gli attori, teatrali e non, più autorevoli della scena italiana contemporanea e Veronica Bonaceto dà prova di eleganza e misura. Entrambi puntano sulla sottrazione, mescolando pathos e compostezza.
Il testo di Cetta Brancato, fine intellettuale rammaricatasi della scarsa attenzione riservata a Francesca Morvillo, ha il merito di riscattare dall’invisibilità che ha caratterizzato per oltre trent’anni la sua figura, intrappolata nella narrazione pubblica di moglie del magistrato Giovanni Falcone. Tra gli spettatori, il dottore Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, anche lui magistrato, e l’attore Ricky Tognazzi.
Chi era Francesca Morvillo
Francesca Morvillo fu tra le prime donne magistrato in Italia, con una carriera di tutto rispetto contrassegnata da ruoli di grande spessore: giudice del Tribunale di Agrigento, sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale per i minorenni di Palermo e consigliere della Corte d’Appello del capoluogo siciliano.
Meticolosa, puntuale, innamorata della giustizia e dotata di empatia e umanità. Doti che le permisero di entrare nel carcere minorile e dialogare con i giovani reclusi, a cui dedicò la parte più significativa della sua professione e che, ancora oggi, a oltre trent’anni dalla tragica scomparsa, rappresentano una stella polare per tante donne – docenti, giudici ed educatrici – che ne seguono l’esempio.
Lo spettacolo teatrale ripercorre i tragici fatti del 1992 attraverso lo sguardo di Francesca, moglie, collega e compagna che sostenne fino alla fine Giovanni: una coppia che si è amata fino all’ultimo istante, in un destino comune attraversato da altissimi ideali di giustizia e legalità e dedizione estrema a una professione totalizzante, tra speranze, timori e consapevolezze.