venerdì | 18 Ottobre | 2024
Giulia Fici
Giulia Fici
Studentessa in Scienze della Comunicazione a Unipa, scrive per BeSicily da marzo 2023. Specializzata nel settore degli eventi, moda, cinema e serie tv girate in Sicilia. Ama viaggiare, leggere e scrivere.

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Ddl enti locali e la parità di genere in Sicilia, la protesta delle politiche: “Donne nelle Giunte Comunali almeno per il 40%”

L'ARS accoglie la proposta del nuovo ddl enti locali: le "quote rosa" si abbassano dal 40 al 20 per cento per la Sicilia. Le donne siciliane si mobilitano: l'intervento delle promotrici Giulia Argiroffi, Valentina Chinnici e Margherita Ruvolo La Rocca a Be Sicily Mag

Giulia Fici
Giulia Fici
Studentessa in Scienze della Comunicazione a Unipa, scrive per BeSicily da marzo 2023. Specializzata nel settore degli eventi, moda, cinema e serie tv girate in Sicilia. Ama viaggiare, leggere e scrivere.

In Assemblea Regionale Siciliana è in discussione il ddl enti locali, che tratta anche il tema della parità di genere. Sebbene in Italia, con la legge nazionale, la soglia minima per la presenza delle quote rosa all’interno delle Giunte Comunali sia stata fissata al 40 per cento, con la proposta contenuta nel disegno di legge regionale, la soglia in Sicilia viene abbassata al 20 per cento nei comuni al di sopra dei tremila abitanti. Una decisione che ha creato non poche polemiche. Venti donne, tra deputate regionali e consigliere comunali, si sono quindi mobilitate, tramite un manifesto di protesta, per far sì che anche nell’Isola si mantenga la legge nazionale. Ad aderire, finora, tramite una raccolta firme, più di 1000 persone e numerose associazioni e sindacati. È stato inoltre previsto un sit-in, martedì 15 ottobre alle 12 in Piazza del Parlamento, giorno in cui verrà discussa la proposta.

L’appello delle donne contro il ddl enti locali in Sicilia

“Ricorderemo che anche la Sicilia, come avviene ovunque oltre lo Stretto, ha diritto a una norma che valorizzi davvero la presenza di genere nelle giunte comunali, con un minimo fissato almeno al 40 per cento. Chiederemo, da piazza del Parlamento a Palermo, che il voto in Aula sia palese e nominale; che ciascuno mostri chiaramente la propria scelta senza nascondersi dietro il voto segreto. Uniamoci, donne e uomini insieme per quella che è una battaglia di civiltà che riguarda tutti e tutte. Non lasciamo nulla di intentato, rilanciamo l’appello, allarghiamo a tutti i mondi che possiamo coinvolgere. Moltiplichiamoci. Non possiamo più attendere, mobilitiamoci!”, questo quanto si legge nel manifesto redatto dalle donne che si oppongono al ddl enti locali in Sicilia.

Il commento di Margherita Ruvolo La Rocca

Tra le promotrici della protesta c’è Margherita Ruvolo La Rocca, deputata regionale e sindaco del comune di Montevago, in provincia di Agrigento. “È necessario che venga recepita la legge nazionale, che stabilisce il tetto minimo al 40 per cento. Non capisco perché si debba discutere su situazioni evidenti. È assurdo dover manifestare per un qualcosa che dovrebbe essere scontato. Già da questo si evince che c’è qualcosa che non funziona. Io guardo alla mia provincia, Agrigento, dove i sindaci sono quasi tutti uomini, ad eccezione di due donne. Il sesso non dovrebbe essere un parametro, si dovrebbe guardare piuttosto alla qualità delle persone. Per cambiare, si deve cominciare dalle percentuali. Se si continua a imporre questo sistema maschilista, sarà sempre più difficile trovare figure femminili che vogliano spendersi per la cosa pubblica”.

Una mentalità che Margherita Ruvolo La Rocca prova a combattere: “Sono alla mia terza legislatura e ho sempre constatato come le donne debbano dare dimostrazioni continue, mentre per gli uomini non è così. È per questo che ho scelto di scendere in campo”, ha aggiunto.

L’intervento di Valentina Chinnici

Ad accogliere l’appello è stata anche Valentina Chinnici, deputata regionale, la quale ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti. “In pochissime ore il nostro appello ha raggiunto migliaia di sottoscrizioni, ma la battaglia adesso sarà in aula e comincerà il 15 ottobre. Si deve assolutamente cancellare questa vergogna del 20 per cento delle quote femminili previste dall’attuale ddl enti locali in Parlamento. Noi proporremo e ci batteremo per il 50 per cento. Sicuramente non vogliamo scendere sotto il 40”, ha ribadito a BE Sicily Mag.

L’Isola non può rimanere indietro sul tema della parità di genere rispetto alle altre regioni. “Non comprendiamo perché la Sicilia debba portare avanti una norma così umiliante, vergognosa e ignominiosa. Proporremo anche delle sanzioni nel caso in cui le Giunte non rispetteranno il quorum minimo. Sanzioni che al momento mancano, motivo per cui si può disattendere il dato senza conseguenze. È veramente una vergogna. Le donne non sono più disponibili ad accettare queste umiliazioni di stampo maschilista”.

Il parere di Giulia Argiroffi

A intervenire sull’iniziativa di mobilitazione anche un’altra Consigliera palermitana, Giulia Argiroffi: “In un mondo dove le pari opportunità dovrebbero trovare sempre maggiore garanzia, al contrario in Sicilia si va controcorrente rispetto al resto d’Italia e d’Europa. Sarebbe bello non dover assicurare con una legge i posti nelle Giunte Comunali, ma la realtà è che ancora oggi per uomini e donne non ci sono le stesse condizioni per accedere alle cariche politiche, per cui è necessario che la tutela arrivi e sia regolamentata”.

Un divario, quello tra la Sicilia e il Nord Italia, che si riscontra sotto diversi aspetti: “Il gap di genere nel Sud Italia è di molto superiore. Sebbene nel campo dell’istruzione le donne registrino in media risultati superiori a quelli degli uomini, quando ci si affaccia verso la carriera professionale, le migliori cariche sono sempre indirizzate verso l’uomo. Ciò è ancora più evidente nella politica: le donne in Consiglio Comunale sono elette quasi sempre per trascinamento, in virtù della legge sulle quote rosa. C’è una forte strumentalizzazione delle candidature femminili, che non vengono comunque rappresentate adeguatamente in termini di numeri e neppure di partecipazione attiva ai lavori d’aula”, conclude Giulia Argiroffi.

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