martedì | 22 Ottobre | 2024

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Weekend d’inverno: cosa fare in Sicilia e dove

L’incanto dell’inverno. Che con gli attuali stravolgimenti del clima, rimanda spesso a data da destinare il suo evento più atteso: le nevicate, quelle copiose, capaci di imbiancare a lungo le vallate. 

Dopo l’ennesima ondata d’aria calda che ha sciolto, o ridotto a un esiguo velo, la neve scesa qualche settimana fa, peraltro solo sulle quote più alte dell’Etna e degli Appennini siculi, ossia le Madonie e la catena dei Nebrodi, i meteorologi tornano a annunciare, con gli inevitabili dubbi, nuove, e comunque fugaci, sfuriate invernali. 

Nell’attesa dei cosiddetti ‘giorni della merla’, i più freddi dell’anno, è anche vero però che le attuali bizze meteorologiche (con temperature superiori a 20 gradi) rendono l’inverno in Sicilia un ricco contenitore di occasioni di turismo ‘outdoor’: un contatto con la montagna che si combina anche a interessanti possibilità di conoscerne meglio i borghi e le persone che li abitano. 

Ecco quindi che anche in una regione mediterranea, dove il sole batte per quasi 300 giorni all’anno, i mesi più freddi offrono contesti unici per sciare a qualsiasi livello o dedicarsi al turismo lento, arrancando a piedi, con bacchette e ciaspole, tra pianori e boschi, dinanzi a magnifiche vallate. Opzioni perfette che a seconda di quale sia la zona da raggiungere, possono essere declinate in gite di una sola giornata, oppure -più consigliabile – di un fine settimana.

Il viaggio tra le montagne di Sicilia non può che iniziare dalle Madonie, la catena montuosa più lunga della regione. Gli appassionati della sanno bene che in questo complesso scrigno di biodiversità, identificato come uno dei quadranti a più alto tasso di integrità ambientale del Sud Italia, la neve, quando c’è e soprattutto dura, si caratterizza per la sua particolare compattezza, caratteristica importante per la sicurezza della sciata, sia nelle classiche discese a zinzag che lungo i tragitti di sci escursionismo.  Questo perché tutti i tracciati, anche quelli fuori pista, si trovano su posizioni molto protette dai venti. 

“Con le forti variazioni climatiche degli ultimi inverni paradossalmente è aumentata la varietà di sentieri di trekking da percorrere in inverno, ovviamente se la condizione necessaria non sia quella di fruirne esclusivamente con le racchette ai piedi, visto che ormai è raro, specie e gennaio, che si trovi neve al di sotto dei 1.600 metri di altitudine”, spiega Giovanni Nicolosi dell’associazione Madonie Outdoor. 

Quindi, con o senza ciaspole vale sempre la pena incamminarsi, ovviamente accompagnati da una guida ambientale esperta, lungo percorsi considerati dei ‘must’ sule Madonie. Sono quelli del Pizzo Carbonara, la cima madonita più alta (da dove se la giornata è chiara si riescono a abbracciare in un solo colpo d’occhio le Isole Eolie, le vette dei Nebrodi e l’Etna), di  Monte Mufara, di Piano Sempria, così come i sentieri di Monte San Salvatore e il canalone sottostante la Cresta della Quacella, nell’area di Petralia Soprana: tragitto mozzafiato, quest’ultimo, che digrada verso il borgo di Polizzi, dopo avere attraversato fitti boschi. 

Ma altrettanto imperdibili per suggestività sono, sempre sulle Madonie, le ciaspolate verso l’Abies nebrodensis, antichissima specie endemica di abete ubicato nel territorio di Polizzi Generosa, considerato, per la sua unicità il più raro al mondo. “Così come – aggiunge Nicolosi –le ciaspolate al tramonto: un’esperienza che offriamo ormai da anni e che coinvolge sempre più persone nell’emozione di affondare gli scarponi nella neve sotto il cielo stellato e godere del chiarore riflesso dalla neve durante le ore notturne, talmente intenso al punto da rendere inutili le lampadine frontali”.

Si tratta di percorsi al di sopra dei 1500 metri di quota.  “Ce ne sarebbero anche tanti altri – precisa la guida – che però per ragioni di sicurezza non battiamo; naturalmente sono più numerosi quelli che si snodano e intersecano a altitudini più basse, che vale sempre la pena scoprire anche senza ciaspole”.

L’esigenza di trarre benessere dal turismo lento, a intimo contatto con la natura, fa aumentare di anno in anno il numero dei camminatori. “I gruppi ormai si compongono di diverse decine di escursionisti, ormai con incrementi di numero di quasi il 20% ogni anno- dice Nicolosi – Spesso abbiamo dovuto dividerli affidandoli a altre guide così come a fermare le prenotazioni quando superano quello delle ciaspole che noleggiamo”, dice Nicolosi. 

Non solo neve, comunque.

Tra le escursioni alternative ci sono quelle lungo il percorso degli Agrifogli Giganti che, partendo dal Rifugio Crispi di Piano Sempria, nell’area di Castelbuono, si snoda all’interno di un fitto bosco, formato da lecci, roverelle e agrifogli, fino a raggiungere un imponente esemplare di roverella che, secondo alcune stime, avrebbe otto secoli di vita; e le varie trazzere di collegamento tra i comuni madoniti. Per esempio quello da San Mauro Castelverde a Gangi, segmento di una ventina di chilometri del cosiddetto Sentiero dei Briganti, che si allunga fino a Cesarò, il centro principale del comprensorio dei Nebrodi, per una distanza lienare di circa 100 chilometri. 

Suggestivi anche i tratti sterrati da Gratteri a Isnello (15chilometri) e il percorso ad anello di Cozzo Serra Daino, area attrezzata per il nordic walking situata nell’area di Pollina. Tra Castelbuono e Polizzi, le due Petralie e Gangi l’offerta ricettiva ruota su diverse strutture agrituristiche e bed and breakfast. Vale comunque la pensa sperimentare anche il glamping, ovvero il soggiorno in un campeggio di lusso. Al momento l’unica struttura del genere è Happy Glamping, a poca distanza da Polizzi Generosa, che specialmente in inverno offre l’esperienza di alloggiare in pagliai ricostruiti sul modello di quelli anticamente utilizzati da carbonai e pastori: ossia con basi in pietra, tetti ricoperti di paglia e, all’interno, antiche mattonelle di argilla e maioliche, oltre a arredi e oggetti originali.

Sui Monti Nebrodi, il più grande parco regionale presente in Sicilia, l’assenza di piste da sci è compensata da sentieri escursionistici stupefacenti. Area di riferimento, Floresta, il comune più alto in quota della Sicilia, con i percorsi che da questo territorio si dirigono verso Punta Randazzo, Monte Baratta, Punta dell’Inferno. Zone di estremo fascino, situate a breve distanza dal Bosco di Malabotta e dalle Rocche dell’Argimusco, sorta di Stonehenge Siciliana per il susseguirsi di misteriosi blocchi di roccia dolomitica, modellati dalla natura o, chissà, da uomini preistorici. ““A questi si aggiungono i sentieri che dal Monte Soro digradano verso il lago Maullazzo, nel comprensorio di Alcara Li Fusi, piccolo bacino artificiale che in inverno diventa un suggestivo scenario ghiacciato per quasi tutti i suoi due ettari d’estensione”, illustra la guida naturalistica Attilio Caldarera, titolare dell’agenzia escursionistica Vai col Trekking.

 L’Etna, dal canto suo, resta la meta preferita in Sicilia dagli amanti dell’outdoor in arrivo da tutto il mondo.

“Irrinunciabile le tre giorni di ciaspolate che, per ragioni climatiche organizziamo nel periodo ormai concentrato tra la fine di gennaio i primi di marzo – dice Antonio Strano, dell’associazione escursionistica Passo Passo Trekking. Un’esperienza itinerante che ha inizio il venerdì con una ciaspolata notturna a Piano Provenzana, lungo le spalle settentrionali del vulcano, riprende il sabato mattina sempre sul versante nord, con il tragitto verso la Grotta dei Ladroni e si conclude la domenica o sul versante est, quindi i Monti Sartorius oppure i sentieri che includono la Pineta della Cubanìa. Tutti percorsi abbordabili da ogni genere di escursionista, purché sufficientemente allenato”.

Adatto solo ai più esperti è invece l’attraversamento della parte inferiore della Valle del Bove: “quando è ancora innevata è una delle ciaspolate più emozionanti che si possono fare i Sicilia, dato che la neve riduce la difficoltà di muoversi tra le lave”, dice Caldarera.

L’emozione dello spostamento a piedi da borgo a borgo è garantita, anche in inverno, dai cosiddetti ‘cammini’ siciliani. Il Trekking del Santo è uno di questi. Dedicato a San Nicolò Politi, va da Adrano, alle falde dell’Etna a Alcara li Fusi, sui Monti Nebrodi, snodandosi per circa 70 chilometri e ripercorrendo passo dopo passo il cammino fatto da questo eremita etneo vissuto nel XII secolo con un suggestivo trekking di 4 giorni tra boschi, sentieri, paesi, sterrati e strade asfaltate.

di Antonio Schembri

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