giovedì | 6 Febbraio | 2025
Isabella Napoli
Isabella Napoli
La scrittura è una delle mie passioni sin da quando bambina mi piaceva scrivere favole su animali e personaggi fantastici. Giornalista professionista dal 2004, festeggio i 20 anni di professione e ho debuttato l’anno scorso con un mio blog. Mi piace seguire la moda e scoprire talenti tra stilisti e artigiani nella mia Sicilia. Il mio lettore più critico? Mio nipote Davide Teo, 6 anni e mezzo, studia a Milano inglese e ogni tanto prova a leggere i miei articoli e li boccia.

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Grande Migliore, lo spazio a Palermo resta chiuso: la gara va deserta, futuro ancora in bilico

Dietro quei capannoni abbandonati in viale Regione Siciliana c'è la storia di un sogno imprenditoriale naufragato per ben due volte: il racconto

Isabella Napoli
Isabella Napoli
La scrittura è una delle mie passioni sin da quando bambina mi piaceva scrivere favole su animali e personaggi fantastici. Giornalista professionista dal 2004, festeggio i 20 anni di professione e ho debuttato l’anno scorso con un mio blog. Mi piace seguire la moda e scoprire talenti tra stilisti e artigiani nella mia Sicilia. Il mio lettore più critico? Mio nipote Davide Teo, 6 anni e mezzo, studia a Milano inglese e ogni tanto prova a leggere i miei articoli e li boccia.

Era uno dei marchi storici palermitani che imperava in città negli anni ’90, insieme al brand di calzature Spatafora e alla catena di abbigliamento e maglieria Miraglia. In quell’epoca, ancora ben lontana dall’avvento delle grandi multinazionali e delle piattaforme di commercio online, Grande Migliore era il marchio leader di elettronica, elettrodomestici e casalinghi. A fondarlo la famiglia Migliore, che sin dagli anni ’40 si era specializzata nel commercio di materiale elettrico, all’inizio con un negozietto in via Dante, poi con un punto vendita nei pressi della Clinica Orestano. Il polo commerciale nella sede principale, in viale Regione Siciliana, attraversato da grandi scale mobili, era tutto un susseguirsi di reparti di ogni genere. Ognuno con mille idee, sempre nuove, sempre italiane, sempre palermitane. C’era anche Arredo &Verde, uno spazio interamente dedicato ai mobili da giardino e piante.

L’azienda a conduzione familiare, che in quegli anni si è trasformata in società per azioni, era alla guida di un florido impero, che col passare del tempo diede vita anche ad altre sedi, tra cui il polo Notarbartolo in via Generale di Maria con il market, arredo cucina, arredo bagno, giocattolo e Bianco&Bruno, quella in via D’Asaro, quella in via Terrasanta (The Best) e ancora i punti vendita di Trapani, Caltanissetta e Partinico.

Un tuffo nella storia di Grande Migliore

Il periodo di massimo sviluppo di Grande Migliore coincide con il trionfo di altri marchi tutti locali come Hugony, Patania, Bla Bla, Miraglia, Mr Fantasy, Ellepi, Diskery, Sigros e Città Mercato. Un benessere economico che durò poco, perché a partire dal 2000 cominciò un lento declino, poi accentuato dalla crisi mondiale dopo il crack di Lehman Brothers. Eppure, si tratta di un passato che non può essere cancellato. Nei locali di viale Regione Siciliana infatti c’erano l’orgoglio e la passione di coloro che indossavano una divisa bianco o bianco e rosso e la targhetta “Grande Migliore” con la propria foto, accogliendo i tanti acquirenti col sorriso. Personale specializzato che spiegava il funzionamento dei nuovi stereo, televisori, lettori CD, videoregistratori e tutte le tecnologie all’avanguardia, che per tanti allora erano una vera e propria scoperta. È così che soprattutto nel pomeriggio, intorno alle 18, c’era una tale ressa che si chiudevano le porte. Durante le feste, poi, tutti in cerca del regalo giusto, che il personale addetto all’ingresso del magazzino confezionava gratuitamente, con una carta personalizzata rosso color Natale.

Il fallimento

La crisi di Grande Migliore inizia nel 2012, con la sfavorevole congiuntura economica e la crisi mondiale. A maggio dello stesso anno la chiusura del negozio. Il fallimento sarebbe stato poi dichiarato ufficialmente nel 2014. Furono circa 320 i lavoratori a rimanere senza un’occupazione che potesse garantirgli una stabilità economica. Alcuni di loro, che avevano i requisiti, vennero messi in pensione anticipata, in accordo con i sindacati, altri entrarono in cassa integrazione. Altri 100, invece, furono impiegati in servizi esterni come trasporti e pulizie. La vertenza venne seguita dai sindacati, che assistettero al tracollo di tante altre aziende palermitane, in quel periodo sfortunato. Si cercò di tutelare gli ex impiegati, molti dei quali si ritrovarono impreparati con mutui da pagare e figli da crescere. Tra questi, anche coppie che si erano conosciute in azienda e che si ritrovarono a condividere lo stesso triste destino.

Furono numerose le manifestazioni degli impiegati, che in seguito al fallimento del colosso palermitano fecero di tutto per difendere la propria posizione lavorativa. Nella speranza che l’edificio non venisse vandalizzato e nell’attesa che subentrasse un’altra azienda, due persone vennero lasciate a controllare gli interni per salvaguardare la struttura. Ma questo non fermò furti e atti di vandalismo, tanto che venne distrutto il bar presente all’interno.

A seguito di trattative lunghe e estenuanti, venne creata in un primo momento una cooperativa di un centinaio di lavoratori, ma i finanziamenti non arrivarono. L’avventura finì e si arrivò alla fine ad una cessione in favore della Gieco srl degli imprenditori Bellavia, che rilevò il polo Notarbartolo e un altro nel negozio nel 2015. Nel nuovo corso, vennero riassunti in prima battuta solo una ventina di ex impiegati. 

ArredoVerde foto antecedente alla chiusura - Be Sicily Mag
Arredo&Verde prima della chiusura

Il 2017 e le successive chiusure

Un’altra doccia fredda per i lavoratori non tardò ad arrivare. A settembre 2017 la società Gieco srl, subentrata in seguito al fallimento del mega store, decise di chiudere altri due negozi e di avviare la procedura di licenziamento di 35 lavoratori. Per la precisione, si trattava del punto di Viale Aiace a Palermo (con i suoi 8 dipendenti) e di quello di Viale J.F. Kennedy di Partinico, anche in questo caso con 8 addetti (negozi che non facevano parte del gruppo Migliore). Gli altri esuberi facevano parte dell’organico del Polo Notarbartolo, di via Generale Di Maria, che subì una riduzione di 19 unità.

A determinare la decisione, spiegò la Gieco Srl in una lettera ai sindacati e al Centro per l’impiego del capoluogo, il calo del fatturato. Una flessione insostenibile delle entrate determinata, secondo l’azienda, da un fattore strutturale, ovvero la crisi generale del mercato, e uno contingente, ossia i disagi causati dai lavori della metropolitana nei pressi del punto vendita di via Generale di Maria. Situazione aggravatasi con l’attivazione presso la stessa via del senso unico. Un cambiamento della viabilità che avrebbe dimezzato il numero dei potenziali clienti.

La Gieco Srl aveva già chiuso le unità produttive di Migliore Casa, Migliore Giocattolo e Area Notte di Palermo. E anche questa iniziativa imprenditoriale alla fine si arrestò inesorabilmente.

L’asta ed il futuro dello stabilimento Grande Migliore

Dopo più di dieci anni dal fallimento dell’ex centro commerciale Grande Migliore, il capannone di viale Regione Siciliana a Palermo è stato messo all’asta dalla curatela, con un prezzo base fissato in 24.880.000 euro. Questo valore corrisponde alla stima di un lotto che comprende diversi immobili, tra cui il capannone che ospitava il centro commerciale, l’immobile Arredo&Verde in via Buzzanca, l’immobile Accademia in via Oliveri Mandalà e un parcheggio interrato multipiano da completare. Nell’offerta, anche due impianti fotovoltaici inclusi nel pacchetto, in linea con le attuali tendenze di ecosostenibilità. L’area in vendita copre circa 8.000 metri quadrati.

L’asta, che doveva attirare i big della grande distribuzione (si è parlato di Ikea e di Primark), è andata tuttavia deserta. Nel bando c’era anche una clausola, secondo la quale sarebbe stata considerata maggiormente soddisfacente l’offerta da parte dell’impresa che si impegnava ad assumere il maggior numero di lavoratori. Ora, si dovrà procedere ad una nuova gara, ma i tempi si allungano.

gara grande migliore - Be Sicily Mag
L’area presa in considerazione dal bando

Il magazzino di Capaci

È stato invece aggiudicato temporaneamente il lotto dell’ex proprietà dei Migliore che comprende il complesso commerciale a destinazione commerciale e logistica a Capaci (località Case Troia), con accesso dalla via Antonello da Messina. All’asta per 4.301.100,00 euro, ha avuto un’aggiudicazione provvisoria: entro 10 giorni infatti, per legge, può essere ancora valutata un’offerta migliore. Al momento quindi bocche cucite da parte della curatela su chi si è aggiudicato l’immobile, ma si tratta presumibilmente degli attuali locatari che lo stanno utilizzando come magazzino per rifornire una catena di supermercati. Qui, già sono stati impiegati una ventina di ex dipendenti. 

La rabbia dei lavoratori di Grande Migliore e la causa per bancarotta

Intanto Franco Mondello, uno degli ex lavoratori ora in pensione, che è stato anche responsabile del negozio di Partinico, ha riferito alla Procura a tutti i suoi sospetti e dubbi su quanto accaduto a Grande Migliore. Circa venti ex lavoratori si sono presentati a riferire quanto sapevano. “Fatturavamo 120 milioni di euro l’anno fino al 2009 – racconta – poi c’è stato il crollo tra il 2009 e il 2011 e siamo passati a circa 39 milioni di euro”. Dei lavoratori, alcuni sono riusciti ad andare in pensione, altri terminata la cassa integrazione sono senza lavoro. “Ci fu anche chi per la disperazione cercò di farla finita. Per quanto mi riguarda, mi hanno rovinato la vita, mi sono ritrovato di punto in bianco a non avere lo stesso tenore di vita”.

E ricorda: “Nel 2010, l’ipermercato Grande Migliore ha avviato i lavori di ampliamento, un progetto ambizioso che sembrava promettere crescita e sviluppo. Eppure, solo alcuni mesi dopo, la proprietà ha dichiarato il fallimento. Una situazione che lascia molti interrogativi: come è possibile che un’azienda investa in un ampliamento e poi fallisca così rapidamente? Quali dinamiche interne o esterne hanno portato a questo esito? C’è qualcosa che non è stato raccontato? Oggi, i responsabili si trovano accusati di bancarotta in una causa in cui una ventina di ex dipendenti sono parte civile difesi dall’avvocato Paolo Grillo e per loro è stata richiesta una condanna a 4 anni e 4 mesi. La sentenza, dopo innumerevoli rinvii, è finalmente prevista per il 26 febbraio 2025. Questa storia ci ricorda che, a volte, le apparenze possono essere ingannevoli e che dietro ogni fallimento si nascondono decisioni, errori o circostanze che non sempre vengono alla luce. Io nella disgrazia sono stato in parte fortunato a riuscire a raggiungere la pensione. Ma penso ad altri colleghi che invece sono rimasti al palo e continuano a fare sacrifici per campare le famiglie”, ha concluso.

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