Tradizione e innovazione. Maestria nel lavoro e attenzione all’ambiente. A cominciare dalla salvaguardia della “risorsa Mare”. Un combinato che per la Blu Ocean, azienda specializzata nella lavorazione del pescato, si traduce da quasi un secolo in un elevato know how orientato verso una qualità alimentare sempre più elevata e in linea con le esigenze di un prodotto ittico controllato e sicuro.
La storia di Blu Ocean
Blu Ocean ha le sue origini e continua tuttora a operare a Casteldaccia, a 20 chilometri da Palermo. Era il 1926 quando Nino Lo Coco avviò l’attività in una piccola sede nel paese, cominciando a scrivere una storia produttiva che incontra una prima svolta nel 1974, con l’inizio della sua industrializzazione. E nel 1994, con il trasferimento sulla circonvallazione appena fuori dal centro costiero, in uno stabilimento ubicato in un’area di 15mila metri quadrati con vista sul mare e in posizione strategica sia per raggiungere in pochi minuti i mercati del capoluogo e provincia, sia per partire verso quelli di tutto il Sud Italia, dove commercia gran parte del suo prodotto.
La realtà produttiva oggi ha 130 dipendenti, di cui 60 impiegati solo nello stabilimento, ed è sempre più allineata con le attuali tendenze del consumo ittico: quelle che puntano su prodotti ready to eat (subito mangiabili); oppure ready to cook, che richiedono solo una rapida cottura: cibo comodo da usare, rivolto a famiglie in cui è esigua la disponibilità di tempo da trascorrere in cucina.
Il valore del territorio e delle tradizioni, ma con lo sguardo al futuro
“Il nostro prodotto trae origine dalle tradizioni del territorio ma segue i bisogni del tempo e si apre ai consumatori moderni. È legato alle tradizioni gastronomiche del territorio, basato sul pesce azzurro mediterraneo e, in subordine, su altre specie ittiche attentamente controllate”, spiega Antonino Lo Coco, terza generazione della famiglia titolare, insieme con i fratelli Marco e Riccardo, della Blu Ocean e attuale direttore generale dell’azienda. Con queste parole definisce ciò che rappresenta il core business della vicina marineria d’approvvigionamento, quella di Porticello, la più importante del Mediterraneo sul fronte della piccola pesca artigianale. È lì che l’azienda porta avanti accordi di fornitura esclusiva con alcune imprese di pesca.
Oggi d’altronde i consumi ittici sono aumentati molto, spinti dalla cultura del mangiar sano, sicuro e dietetico. Indispensabile, quindi, soddisfare la domanda mediante rigorosi contratti di filiera. “Nella nostra, denominata Filiera Ittica Sostenibile, ci affiancano anche l’Università di Palermo, enti di ricerca e formazione, nonché associazioni di categoria”. Filiera complessa, “multispecie”, quella capeggiata da Blu Ocean: basata cioè sull’osservanza di regole di prelievo ittico che tengono conto dei periodi riproduttivi di differenti tipologie di pesce; e che prescrivono di riconsegnarle al mare quando sono sotto taglia. “Un sistema che – continua l’imprenditore – prevede in particolare di sottoporre il pescato a attente analisi di salubrità”.
Nelle confezioni commercializzate da Blu Ocean, il prodotto più richiesto è il pesce spada, apprezzato per la sua alta concentrazione di proteine e il basso contenuto di grassi. “Il grosso della nostra attività si concentra anche su tante altre tipologie di pesce ma dalle caratteristiche organolettiche ancora più funzionali al benessere del consumatore: a parte prodotti sempre apprezzati come sarde e acciughe, lavoriamo specie come la spatola, il capone, il pesce pilota (o fànfaro, come viene chiamato dai pescatori locali). E naturalmente il merluzzo mediterraneo”. A seconda del canale di vendita, il pesce trasformato dall’azienda di Casteldaccia viene proposto in contenitori differenti. “I più richiesti nella Gdo, dove siamo presenti con nostri corner denominati L’Angolo di Porticello, sono pratiche vaschette monoporzione o contenenti due pesci”.
I progetti di Blu Ocean
Blu Ocean è impegnata ad ampliare sistemi virtuosi di economia circolare. “Riusciamo ormai a sfruttare quasi l’intera parte edibile del pesce, incluse sezioni come la polpa in prossimità della testa e i frammenti di polpa su lisca e coda, che destiniamo alla lavorazione di burger, polpette e condimenti”. Ma l’impegno per la riduzione degli scarti include parti del pesce non destinate all’alimentazione umana, da adoperare dunque per la produzione di mangimi per l’ittiturismo, di pet food, nonché di biomassa e prodotti base per la cosmetica.
Oggi il business della Blu Ocean è in ascesa: dai 10 milioni del 2020 il fatturato è cresciuto fino agli attuali 28 milioni di euro. Con investimenti che non cessano: step prossimo venturo, la costruzione di un nuovo stabilimento di oltre 3mila metri quadrati coperti, al fianco di quello esistente.