L’Accademia di Belle Arti di Catania, in collaborazione con Viaraffineria, ha dato vita, nel cuore dell’area industriale rigenerata Le Ciminiere, ad una mostra che stupisce dall’inizio alla fine. “Coltivazione sulfurea”, curata da Gabriele Logiudice, nasce grazie alla sinergia tra l’ABAC e la realtà indipendente no-profit dedicata alla promozione dell’arte contemporanea e della ricerca. È un importante progetto didattico volto ad offrire agli studenti del corso di Nuovi Linguaggi della Pittura un’esperienza formativa unica, facendo riflettere loro e i visitatori su temi legati alla sostenibilità, ma non solo. L’esposizione sarà fruibile fino a sabato 28 dicembre.
“Coltivazione sulfurea”, la mostra a cura di Gabriele Logiudice
“Coltivazione sulfurea” cattura per il suo essere distante dai soliti schemi. I giovani artisti partecipanti sono Samuele Angemi, Claudia Di Costa, Carmen Manusia, Giulia Marletta, Francesco Mosca, Selene Pulejo e Lara Schilirò, i quali che hanno approfondito i legami storici e culturali del territorio, con particolare attenzione alla lavorazione dello zolfo, simbolo identitario della tradizione siciliana. Un dettaglio che si presenta non appena si varca l’ingresso di Viaraffineria, attraverso il suono. Le opere esposte offrono una riflessione innovativa sulle stratificazioni storiche e culturali di questa tradizione, passando sotto la lente delle nuove generazioni. Il progetto grafico della mostra è stato coordinato dal professor Marco Lo Curzio e realizzato da Paolo Costanza e Asia Sabatelli, sottolineando la sinergia tra diversi ambiti artistici e professionali.
Le opere in mostra comprendono l’installazione site-specific “I carusi” di Samuele Angemi, con 300 origami di carta che fanno riflettere sulle dure condizioni di lavoro dei giovani minatori. Claudia Di Costa presenta “Memoria immersa”, un’installazione multimediale che evoca il sacrificio dei bambini costretti a lavorare in cunicoli di miniera. Carmen Manusia esplora il rapporto tra uomo e territorio con la sua “Lingue di confine”. Giulia Marletta, con “Eden”, contrappone diamante e zolfo in un’installazione multimediale. Francesco Mosca espone “Solfurica”, un’opera che combina videoproiezioni e stampe su tessuto per rappresentare le strutture microscopiche di cristalli di zolfo. Selene Pulejo trasforma lo spazio di viaraffineria in uno strumento musicale con “Voice of space”, un’audio installazione ambientale. Lara Schilirò chiude il percorso con “menouno|zero|uno”, un’installazione multimediale che attraversa i livelli dal sottosuolo al cielo, esplorando la memoria del territorio.
Un invito alla riflessione
Il termine “coltivazione” in questo contesto si riferisce dunque al processo di estrazione e trasformazione dello zolfo, un materiale dal grande valore simbolico e industriale. Lo zolfo, al centro della riflessione della mostra, diviene metafora del dialogo tra passato e presente, tra umano e non umano. “Un termine tendenzialmente positivo come ‘coltivazione’ viene associato a un elemento diabolico” spiega il curatore della mostra, Gabriele Logiudice, evocando un intreccio di significati complessi. Un ricco valore simbolico fomentato anche dal luogo che ospita l’esposizione. Torri di mattoni rossi e un’atmosfera intrisa di memoria industriale, si trasformano in una cornice simbolica per esplorare i temi del lavoro e della trasformazione sociale di cui si fa carico “Coltivazione sulfurea”.