Dal 23 Giugno 1940 al 23 Agosto 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, Palermo è stata devastata e squarciata dai bombardamenti. Le stime effettuate successivamente alla fine del conflitto hanno rivelato che la città ne uscì distrutta nel 42,3% della sua superficie. Il dramma tuttavia non fu soltanto quello relativo all’architettura, ma anche e soprattutto umano. I palermitani, per sfuggire alla morte, utilizzavano i rifugi. Luoghi che permettevano loro di mettersi al sicuro. In particolare, gli abitanti della zona di Ballarò, trovavano riparo dagli attacchi in un rifugio antiaereo all’interno di Palazzo Castelnuovo, nel Vicolo S. Giuseppe D’Arimatea, tuttora visitabile grazie alla cooperativa turistica Terradamare.
Il rifugio antiaereo all’interno di Palazzo Castelnuovo
Il rifugio antiaereo di Ballarò a Palermo è uno dei pochi ad essere ancora accessibile. Per una estensione di circa 500 mq, a 4 metri sottoterra, era in grado di ospitare quattrocento persone. Le caratteristiche sono quelle di tutte le altre aree adibite a questa funzione: la garanzia di mezzo metro quadrato di spazio a persona, le sedute parallele e continue, i bocchettoni per l’areazione a chiusura ermetica collegati a sistemi di ventilazione, gli impianti di acqua potabile e l’illuminazione, oltre a un telefono per le comunicazioni con l’esterno. La struttura in questione era pubblica, in quanto il palazzo all’epoca ospitava una scuola e un ufficio elettorale.
Il ritrovamento dello spazio avvenne casualmente nel 2003 durante dei lavori di manutenzione del giardino e del seminterrato del Palazzo. In questo luogo tuttavia il tempo si è fermato a quel 23 agosto 1943: nulla è cambiato. Il rifugio al suo interno tracce dolorose. È lì che si trovano ancora oggi i bagni ideati per uomini e donne all’interno dei freddi tunnel, una tenda dell’esercito americano, la sirena con l’altoparlante, le maschere antigas e le bottiglie di alcolici che i rifugiati portavano con sé insieme ad acqua, biscotti e tutto ciò che potesse aiutarli ad affrontare il drammatico momento.