Con una valigia piena di sogni, poco più che ragazzino, ha lasciato la Sicilia. Molti di questi, oggi, li ha realizzati. Alessio Vassallo ha infatti alle spalle oltre vent’anni di carriera tra teatro, cinema e televisione. Da Il giovane Montalbano a Italo Calvino, è difficile quantificare i ruoli interpretati dall’attore palermitano, che può dirsi sicuramente soddisfatto di quanto raccolto. Lo sguardo però è sempre rivolto al futuro. I progetti in cantiere sono tanti e tra questi ce n’è anche qualcuno ispirato alle sue origini. Il quarantunenne ne ha parlato a Be Sicily Mag.
Alessio Vassallo e il rapporto con le sue origini
“Il rapporto con la mia terra è sempre stato abbastanza conflittuale”, ha ammesso Alessio Vassallo. “Io manco dalla Sicilia da circa 20 anni. I miei genitori però sono rimasti a Mondello, per cui per me Palermo è e sarà sempre casa. Anche se vivo fuori, penso e ragiono da palermitano. Ho portato la mia sicilianità lontano dalla mia terra. Non nego che da tanto tempo penso che mi piacerebbe ritornare, ma il lavoro dell’attore è un po’ come quello del circense: non hai una base fissa. Io abito a Roma, ma adesso ad esempio sono in Toscana per le riprese di un film. Sono sempre in giro”.
Tornare in Sicilia, anche per lavoro, è sempre un piacere. “Quest’anno ho ricevuto il Nastro d’Argento a Taormina, è stato motivo doppio di soddisfazione. A gennaio inizierò le prove de Il male oscuro di Berto, prodotto dal Teatro Stabile di Catania. C’è quindi un riavvicinamento alle mie origini, però c’è anche molta fatica. Non solo da parte mia. Tanti artisti che sono riusciti a costruirsi una carriera nazionale, hanno difficoltà a dare un contributo alla propria terra perché sono lontani. A me piacerebbe partecipare di più, essere dentro il movimento culturale della mia città. Non è facile, però, perché spesso finisce tutto in chiacchiere”.
Il cinema e la Sicilia
La Sicilia è uno scrigno di cultura, ma non sempre valorizzata. Il cinema sicuramente è uno strumento che influisce su come questa viene veicolata. “La rappresentazione cinematografica dell’Isola è cambiata tantissimo in questi 20 anni. Non è più stereotipata, non ha più l’etichetta della mafia addosso. È vero però che da alcuni punti di vista, ad esempio quello paesaggistico e culinario, qualche stereotipo c’è ancora, ma fa parte del gioco. Io penso che sia sbagliato far diventare la Sicilia una cartolina per attrarre i turisti, perché è un luogo che racchiude un’infinità di storie di vita. È quello che a me interessa raccontare. Ce n’è una in particolare su cui vorrei lavorare – ha anticipato Alessio Vassallo – ma è un progetto work in progress e non posso ancora parlarne”.
A proposito di stereotipi, spesso il mondo del web ne è pieno. “Tanti ragazzi pubblicano degli sketch pseudo divertenti e ricevono complimenti, ma la recitazione è un’altra cosa. Temo che oggi ci sia un po’ di confusione. Questa è una tipologia di fruizione semplice per l’utente, mentre concentrarsi su un film risulta più difficile. Apprezzo il fatto che ci siano tanti ragazzi che capiscono la differenza tra le tipologie di contenuti e hanno una propensione naturale allo studio”. E sul suo rapporto con i social network: “Piuttosto distaccato: non sono io ad andargli dietro, ma viceversa. Non gli ho mai dato grande peso. Provo anche un certo imbarazzo a condividere la mia vita personale, per cui li uso esclusivamente per lavoro”.
La carriera di Alessio Vassallo
La chiave per diventare un vero attore per Alessio Vassallo non può che essere dunque lo studio, a partire dal teatro. “Nella mia carriera ho fatto principalmente televisione, per cui mi rispecchio maggiormente in questo. Il teatro però è l’ambito che ti dà veramente la dimensione di chi sei come artista. Io vengo da lì”. Il via a una carriera sul piccolo schermo dal successo annunciato, invece, è arrivato grazie a La vita rubata nel 2008 con Beppe Fiorello. L’attore palermitano ha interpretato Pasquale Campagna, fratello di Graziella, uccisa dalla mafia a 17 anni. “È una produzione che mi ha segnato. Ho avuto modo di conoscere la famiglia Campagna, a cui mi sono legato molto umanamente, e tutto il movimento antimafia”.
Da lì una serie di personaggi che hanno segnato a modo loro la sua carriera. “Mimì ne Il giovane Montalbano sicuramente mi ha regalato la popolarità, ma ce ne sono tanti. Un altro è Paolo Pizzo ne La stoccata vincente. Mi piace molto impersonare personaggi del passato. Nel gioco della macchina del tempo hai modo di vivere un’altra epoca, con le scenografie e gli abiti particolari. È accaduto ad esempio con Marco Vespucci ne I Medici e con Pippo Genuardi ne La concessione del telefono. Anche Montalbano stesso è ambientato negli anni Novanta, ma quello è un periodo che ho vissuto”.
Di recente invece è stato al cinema con Italo Calvino nelle città. “È stato molto interessante. Eravamo in tre ad impersonarlo, in base alle varie fasi della sua vita: io, Valerio Mastandrea e Filippo Scotti. Abbiamo attraversato le città dove ha vissuto, che sono tutt’altro che invisibili. Mi ha stupito in particolare la modernità di questo autore: già all’epoca descriveva i luoghi pensando a una grandissima trasformazione, sottolineando come i vicoli sarebbero diventati irriconoscibili. Basta andare oggi in un centro di una grande capitale europea per capire che le strade sono tutte uguali. Nei suoi scritti c’è il vero racconto, tra memoria e fantasia. Oggi bisognerebbe ritrovarlo, perché siamo in una società totalmente inflazionata dalle immagini e dai video di 30 secondi”.
In queste settimane Alessio Vassallo è sul set a Lucca per le riprese di L’altro ispettore, una co-produzione Rai Fiction, in cui interpreta il protagonista. Il tema, molto attuale, è quello della sicurezza sul lavoro. Qualche spoiler? “Zero, punto”, dice l’attore. Non resta dunque che attendere la messa in onda per scoprirne di più.