“Mio padre diceva che il cinema aveva dato una batosta all’opera dei pupi. Io invece ho aperto il mio teatro, in via Bara all’Olivella a Palermo, nel 1973, quando tutti gli altri pupari cambiavano mestiere e i loro pupi finivano al mercato delle Pulci”. Esordisce così Mimmo Cuticchio, oprante, puparo e cuntista, che ha presentato, venerdì 18 ottobre, nella sede dell’associazione e del suo Teatro dei Pupi Santa Rosalia, il libro ed il documentario “Rosalia, la Santuzza palermitana”, frutto di un progetto realizzato in occasione del 400° Festino di Santa Rosalia. Un vero e proprio testamento spirituale che parte dalla storia di una tradizione per soffermarsi sulle numerose tappe della devozione, fino all’ultima iniziativa portata avanti.
Il progetto “Rosalia, la Santuzza palermitana” di Mimmo Cuticchio
Il volume curato da Tiziana Lo Porto (con progetto grafico di Dario Taormina) e il documentario curato da Alessandra Costanza, entrambi dal titolo “Rosalia, la Santuzza palermitana”, raccontano il rapporto consolidato del Maestro con la Patrona e il percorso intrapreso con gli allievi del laboratorio che si è svolto lo scorso luglio alla Città dei Ragazzi. Un viaggio affascinante, conclusosi con un cunto che ha visto protagonista lo stesso Mimmo Cuticchio. Documenti d’epoca, foto, video, interviste e il diario di bordo dell’ultima iniziativa restituiscono al pubblico i “fotogrammi” di un’avventura che si dipana tra le pratiche e i linguaggi del contemporaneo insieme con la tradizione del teatro dei pupi, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
“Sono – afferma Cuticchio – un artigiano dello spettacolo, nato e cresciuto in una famiglia d’arte, abituato all’odore di cipresso lasciato dalla resina sui pupi. Il mio teatro è sorto proprio accanto ad un’edicola votiva dedicata alla Santuzza e quindi l’ho voluto intitolare a lei. Il mio rapporto con la Santuzza parte da lontano. Da bambino, quando mio padre metteva in scena la sua storia, io facevo la voce dell’angioletto che ha il compito di guidare la giovane Sinibaldi dal palazzo alla grotta del suo eremitaggio. Una piccola parte che mia madre, Pina Patti, mi ha aiutato a imparare a memoria e che, parola per parola, ricordo ancora adesso: Rusulia, Rusulia si tu vuoi ristare cu’ mia, lassa stu palazzu e anche si un sai la via, i tuoi stessi peri ti porteranni nni mia…”.
Tanti i ricordi che girano intorno all’esperienza del cuntista e a quel filo invisibile che lo lega a Santa Rosalia, proprio come i fili dei pupi, “fili che creano connessioni”, come dice la voce narrante del docu-film, quella di Alessandra Costanza. Nelle due opere ci sono poi il ricordo della morte del suo maestro, Don Peppino Celano, e la foto di tutti i pupari immortalati dall’obiettivo di Nicola Scafidi, nonché la testimonianza del pescatore Ciro Palazzo, salvato dalla morte in mare proprio dalla Santuzza, e il racconto del Festino del 1994 affidato proprio alla direzione artistica di Mimmo Cuticchio. “In tutti questi anni, dal 1973 ad oggi, ho contato circa 1280 pupi, se si pensa che ogni spettacolo conta da circa 35 pupi e io ho scritto 80 copioni”.
Il progetto “Santa Rosalia, la Santuzza palermitana” è stato realizzato dall’Associazione Figli d’Arte Cuticchio con il contributo dell’assessorato comunale alla Cultura, su risorse del Fondo nazionale dello Spettacolo nelle aree periferiche del Comune di Palermo e della Città metropolitana di Palermo.
La parola alle curatrici del progetto
“Abbiamo cercato di raccontare il laboratorio – spiega Alessandra Costanza, curatrice del documentario – ma il viaggio si è allargato alla storia di Palermo negli ultimi 50 anni, all’insegna delle devozioni, partendo dalle storiche Sante patrone di Palermo: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva. Ho raccolto tanto materiale attraverso una ricerca meticolosa che mi ha portato in tante redazioni televisive. Ho lavorato con Giuseppe Giordano che ha realizzato il montaggio. Le musiche sono di Alfonso Moscato. Cuticchio non è soltanto un custode della tradizione dell’opera dei pupi, ne è anche un innovatore”-
“È stato un po’ come tornare al primo laboratorio che feci nel 1997 con Cuticchio. Allora, mi sono sentita subito a casa e, tuttora, ogni volta che torno a Palermo, vengo a trovarlo. Il mio è un diario di bordo, che si basa sulle mie conversazioni con lui”, ha aggiunto Tiziana Lo Porto, che si è occupata invece del libro.
A dire la sua sul progetto anche il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Giampiero Cannella: “È senz’altro un’occasione straordinaria per promuovere la nostra memoria storica, considerando che l’Opera dei Pupi è tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Questo testo e questo video testimoniano ancora una volta la passione e l’impegno dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio per la valorizzazione e la salvaguardia dell’opera dei pupi, una tradizione siciliana che necessita di essere conosciuta, diffusa, tramandata e protetta costantemente, attraverso la condivisione con il pubblico”.
Il documentario
Il video della durata di 29 minuti è stato pubblicato sul canale Youtube dell’associazione. I curatori stanno anche pensando a una versione più ridotta per i social.