Voce di una generazione che non ha paura di mostrarsi fragile, si racconta dal profondo, emergendo per intensità e ricerca stilistica. Figura di spicco nel cantautorato italiano, torna a fare rumore con un live in cui esplora la contaminazione tra musica e teatro mettendo al centro l’emozione. Ad accompagnare Diodato in questo nuovo viaggio musicale è la band composta da Rodrigo D’Erasmo (violino, arpa elettrica, percussioni), Gabriele Lazzarotti (basso), Alessandro Comisso (batteria), Simona Norato (tastiere, percussioni, chitarra elettrica, cori), Lorenzo Di Blasi (piano, toys e cori) e Andrea Bianchi (chitarre elettriche e acustiche e cori), per un concerto organico, tutto suonato in carne ed ossa.
Diodato presenta a BE Sicily Mag il nuovo tour
Due gli appuntamenti con Diodato in Sicilia organizzati da Puntoeacapo, con la direzione artistica di Nuccio La Ferlita: il 23 ottobre al Golden di Palermo (in collaborazione con Gomad Concerti) e il 24 ottobre al Metropolitan di Catania. “Sono felice di poter incontrare così tante persone in questo mio primo viaggio nei teatri italiani e le ringrazio per la fiducia e l’amore che mi hanno fatto arrivare scegliendo di fare una parte del viaggio con me. Anche nella splendida terra di Sicilia”.
L’artista porta in scena uno spettacolo intenso, onirico e al tempo stesso fisico. Non solo concerti, dunque. “Sono qualcosa di ibrido, hanno al loro interno diversi elementi di due arti sorelle, la musica e il teatro. Durante il corso dello spettacolo questi elementi si contaminano e mescolandosi si alterano, fino a diventare un unicum capace di creare coreografie e proiezioni emozionali. Ogni concerto sarà un rito, un fuoco acceso attorno a cui ritrovarsi, riconoscersi”. A dominare la scena è l’energia “che si fa prima racconto e poi sempre più incontro con un pubblico che viene fortemente stimolato e invitato a divenire parte integrante e consapevole di un viaggio dentro se stessi, a riscoprire la bellezza delle piccole cose che ci fioriscono dentro”.
Un mix armonico con elementi che si contaminano per osmosi. Commistione che si traduce poi nella riconoscibilità di parti diverse, sapientemente combinate: dal muro di luci tipicamente teatrale, ai fari che invece abitano solitamente i concerti, passando per tutto ciò che c’è attorno. “Tradizionalmente il teatro permette di appendere oggetti di scena e per questo spettacolo la scelta è ricaduta su pannelli di plexiglass che sovrastano il palco e dentro ai quali sono state inserite illuminazioni che creano intense lame di luce. L’effetto è suggestivo“.
Gli spettacoli in scena
Per la direzione artistica del progetto Diodato ha scelto di farsi affiancare da Filippo Ferraresi, già firma di produzioni internazionali come Celine Dion: a new day. “Ho fortemente desiderato l’apporto di Filippo Ferraresi, regista e direttore artistico che si è formato affiancando nomi come Romeo Castellucci e Franco Dragone e che negli anni ha firmato produzioni e successi in Europa, Cina e Stati Uniti. Il suo sguardo, così contaminato dal tessuto teatrale, ha permesso di dare vita a uno show che avesse un supporto visivo e un immaginario capace di veicolare al meglio il nucleo musicale dello spettacolo”.
Uno show immersivo dal sapore cinematografico. Il cantautore in tal senso ha un rapporto intenso con la settima arte. “Sono cresciuto ascoltando le sensazioni che la magia di quelle pellicole ha prodotto in me. Il cinema l’ho studiato e l’invito a scrivere canzoni per i film ha sempre rappresentato per me una sfida bellissima e un grande onore”.
In scena, un climax ascendente in cui l’artista vibra con il suo pubblico. “In una comunione d’intenti, dove ogni canzone è dotata di una sua identità ben definita e rappresenta un passo all’interno di un viaggio sensoriale ed emozionale. Mentre fuori tutto brucia, è ancor più importante ricordarci di vivere a stretto contatto con la nostra emotività, anziché rifugiarci nella disumanità dell’indifferenza”.
Il valore della musica per Diodato
Diodato ha ben chiaro a cosa serve una canzone. “In questi tempi caotici, indifferenti, popolati dallo strazio delle guerre, dalle incertezze e dalle sfide del prossimo futuro, indagare sulle nostre emozioni, sulle fragilità e paure e provare a condividerle con qualcuno è ancora un atto rivoluzionario che aiuta a ritrovare quel senso di umanità che sembriamo aver perduto”.
“Un atto di rivoluzione” come il suo nuovo singolo. Un brano nel quale il cantautore si interroga sul senso e l’incisività della propria azione di essere umano pensante. “Pacifico sì ma anche dissidente. Negli anni ho sempre posto l’emozione umana, l’empatia, il sogno, l’utopia e la poesia del reale al centro della mia produzione musicale”.
Antonio, perché siamo qui? “La risposta è semplice e forse anche per questo così difficile da accettare. Vogliamo emozionarci, vogliamo continuare a sentire, vogliamo condividere, raccontarci e riconoscerci per ciò che siamo davvero. È questo il mio credo”, conclude.