Opere pittoriche che raccontano l’impatto delle attività dell’uomo sull’ambiente e l’ecosistema, comunicando l’urgenza di tutelare la natura e di adottare criteri più sostenibili nell’utilizzo delle risorse. È questo l’appello che “Asphyxsia. Ultimo respiro del Pianeta”, nuova personale di Gabriella Lupinacci, rivolge all’osservatore, ipnotizzato dall’armonia e dall’inquietudine che attraversano i dipinti dell’artista, da sempre animata da un forte amore per lo studio, la ricerca dinamica e la natura.
La mostra “Asphyxsia. Ultimo respiro del Pianeta”
Allestita all’interno della Galleria d’Arte “Nicola Scafidi”, negli spazi della storica Villa Niscemi a Palermo, la mostra “Asphyxsia. Ultimo respiro del Pianeta” – inaugurata lo scorso 4 ottobre e fruibile fino al 13 del mese – propone ventiquattro dipinti accomunati dal tratto visionario e dall’eccezionale utilizzo cromatico nella rappresentazione degli elementi naturali. L’esposizione, a cura di Paola Campanella, Loredana Daniele, Manuela Vesco e Rosa Vitale, stupisce per il tono apocalittico di alcuni dipinti: “Reti di desolazione” racconta il fenomeno della desertificazione, mentre “Lacrime di terra”, “Vortici” e “Moti del mare” comunicano l’angoscia palpitante per l’innalzamento del livello degli oceani.
Tra le opere più potenti visivamente, figura “Riflessi di distruzione”: grazie all’utilizzo innovativo di specchi, l’artista esprime smarrimento e sconcerto per la carica distruttiva dell’inquinamento e le devastanti conseguenze ambientali prodotte dall’azione scellerata dell’uomo. Il paesaggio è il protagonista di “Punto di vista”, interessante dipinto che offre una prospettiva visiva inversa, con il nucleo della Terra rivoltato verso l’esterno. Una calzante metafora per rappresentare le contraddizioni e i conflitti dell’epoca contemporanea e lo sbilanciamento nel rapporto tra uomo e ambiente. Una sorta di “Red rain” del genio di Peter Gabriel declinata in versione pittorica: tanti sono gli spunti di riflessione e i possibili citazionismi colti della mostra.
Le opere sono scomode e, a tratti, disturbanti. Chi le osserva non può sottrarsi a un’analisi profonda della crisi ecologica in atto e del degrado ambientale – e morale – evocati già dal titolo, che appaiono preponderanti persino rispetto ai buoni propositi e ai tentativi di cambiamento. Ma “Asphyxsia” non è un’operazione culturale votata al pessimismo, anzi. Pur rappresentando il disastro e la distruzione, la visione del mondo dell’artista non è avulsa da un’insopprimibile e irriducibile speranza, che fa appello alla ragione, all’empatia e alla forza del singolo, con la sua capacità di dipingere scenari nuovi di bellezza e futuro.
La mostra è visitabile tutti i giorni da lunedì a sabato, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 12:30 alle 16:30. La domenica, invece, è fruibile soltanto dalle 10:30 alle 12:30. L’ingresso è libero e gratuito.
L’artista Gabriella Lupinacci
“Asphyxsia. Ultimo respiro del Pianeta” è un nuovo capitolo nella feconda produzione di Gabriella Lupinacci, artista di rilievo internazionale. A oggi, sono oltre 150 le mostre che ha realizzato sul territorio italiano, in Europa e in America, tra Palermo, Bologna, Milano, Torino, Ravenna, Roma, Venezia, Firenze, Forlì, Parigi, New York, Miami e Buenos Aires. Laureata in architettura e specializzata nella valorizzazione e conservazione dei monumenti e delle opere d’arte, ha conosciuto i grandi Maestri contemporanei quali Renato Guttuso, Michele Dixit, Pippo Rizzo e Gianbecchina. Nomi importanti, congiuntamente a quelli degli insegnanti con cui ha studiato, da cui ha ricevuto notevoli motivi ispiratori che hanno contribuito alla sua evoluzione artistica.
Con Gabriella Lupinacci, l’arte riconquista il suo ruolo primigenio: non solo cassaforte di bellezza ma anche strumento capace di scuotere le coscienze, sollevare dubbi e tormenti. Se è vero che l’artista è un veggente, per citare una delle curatrici, Paola Campanella, allora, è altrettanto certo che alla visione predittiva degli eventi si debba accompagnare un’analisi ferma e lucida della condizione umana attuale. E l’autrice, distante da compiacimenti e sterili rassicurazioni, legge la realtà, denunciandola. Il suo è un sentimento poliedrico che include stati d’animo, emozioni, pensieri e un monito severo contro l’antropocentrismo tossico che chiude gli occhi dinanzi al dialogo necessario con la Natura e con tutti gli esseri senzienti.