La galleria Foro G di Ganzirri, a Messina, ha inaugurato lo scorso 12 ottobre una nuova esposizione dal titolo “Arcana“. Si tratta della prima personale della giovane artista messinese Michela Magazzù, a cura di Roberta Guarner. La mostra si inserisce nell’ambito della XX giornata del contemporaneo AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) e ha incluso una collezione di opere legate alla consistenza del corpo, alla vita e alla morte. Tra queste due pitture ad olio, pastelli e un trittico in fusaggine e carboncino.
La mostra resterà fruibile fino al 20 ottobre. La galleria è aperta domenica, lunedì e venerdì dalle 10 alle 13; mercoledì, giovedì e sabato anche dalle 16 alle 18:30.
Chi è Michela Magazzù
Roberta Guarnera, curatrice della mostra e proprietaria di Foro G, ha aperto il vernissage descrivendo l’esposizione e l’artista stessa che “si presenta con delicatezza ma la sua arte è decisa e forte”. “Ciò che mi ha colpito di lei è il suo modo di indagare su quello che per noi solitamente deve essere nascosto. Lei lo riporta con un segno deciso e un po’ naif a una visione più naturale ed esteticamente piacevole”, ha affermato.
Nata a Messina nel 2000, Michela Magazzù si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, dove continua a studiare pittura. Con la sua arte indaga in particolare l’esistenza umana e il suo rapporto con la consistenza dei corpi, intrecciando la propria ricerca con tematiche legate alla filosofia e all’antropologia.
La mostra “Arcana”
“Arcana” si inserisce perfettamente in questo contesto, incentrandosi sulla rappresentazione degli homunculi, ammassi di carne e tessuti che possono formarsi in un corpo e che in passato sono stati riprodotti e studiati dagli alchimisti. Noti per i loro tentativi di battere la morte, questi ultimi erano infatti convinti di poter creare così dei piccoli uomini dai poteri straordinari. Per l’artista “si trattava di una ricerca di perfezione dell’uomo, non nell’uomo stesso ma in qualcosa da poter creare”. Si è quindi interrogata sulle aspettative degli esseri umani ma anche sul modo e i motivi per cui questi homunculi si formano nel corpo. “Arcana è il voler svelare dei misteri”.
Al centro della mostra, poi, si distingue il trittico, dai toni decisamenti più scuri e dal tema legato ancor più alla morte. Il quadro, realizzato sporcando la tela di fusaggine e ricavando poi con la gomma dei volumi dalle forme, rappresenta delle figure intrecciate tra loro e si rifà ad opere primitive di arte parietale, come quelle delle grotte di Lascaux. “Queste rappresentavano la caccia come atto propiziatorio. Nel mio caso è come se la caccia fosse già avvenuta, c’è già la morte. Le domande che mi pongo riguardano la direzione che stiamo prendendo e cosa dobbiamo propiziare, rispetto alla condizione umana che c’è oggi nel mondo. In Palestina probabilmente i corpi non sono tanto diversi da questi. Non ci sono differenze di fronte alla morte”, ha spiegato ancora Michela Magazzù.