DiviNazione Expo24 – prologo al summit dei Grandi del pianeta che, blindati al Castello Maniace, ragioneranno di macrosistemi agricoli e problematiche planetarie al G7 Agricoltura – era in realtà il contesto più adatto per ragionare su come la Sicilia, grande vigneto del Sud d’Europa, possa governare il cambiamento climatico. La sfida, raccolta da Assovini Sicilia, dal Consorzio di Tutela vini DOC Sicilia e dalla Fondazione SOStain Sicilia, qui è doppia se si deve pure fare i conti con una organizzazione – quella che lodevolmente si è inventata l’Expo a corollario del G7 ma che poi non ne ha retto fino in fondo l’impatto logistico e dei servizi – ancora in fase di rodaggio. Ma tant’è, dentro il salone damascato e scintillante di luci di Murano del palazzo Vermexio, sede del Comune di Siracusa, l’appello alle Istituzioni – vero obiettivo del convegno – perché si individuino soluzioni al problema della carenza idrica, è stato netto e chiaro, sviscerato e illustrato da ciascun intervento e da report in powerpoint tanto espliciti quanto esaustivi.
Gli interventi a “DiviNazione Expo24”
“La Sicilia del vino ha raccolto la sfida lanciata dal cambiamento climatico e attraverso la ricerca, la sperimentazione, la sostenibilità e la valorizzazione della biodiversità – ha esordito Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia – sta cercando di governare uno dei momenti più difficoltosi per la viticoltura siciliana. Le aziende vitivinicole hanno fatto di tutto per limitare i danni del climate change ma è ora di un intervento deciso delle istituzioni per attuare un piano di grandi opere infrastrutturali”.
“La situazione climatica della Sicilia è piuttosto complessa e il cambiamento climatico si è manifestato chiaramente negli ultimi anni attraverso diversi fenomeni” dice Luigi Pasotti, del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano, che disegna scenari preoccupanti non tanto sul fronte della riduzione delle piogge quanto sul progressivo aumento delle temperature, avvertendo che “nel futuro imminente si dovrà non solo coprire le uve ma trovare sistemi che proteggano il terreno”.
E se dirette testimonianze del dinamismo che riguarda il settore vitivinicolo arrivano dagli interventi di Giuseppe Bursi, vicepresidente della Fondazione SOStain Sicilia e di Giuseppe Figlioli, enologo e consigliere del Consorzio, è la presidente di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria a snocciolare gli orgogliosi numeri dell’avanguardia: l’80.5% degli associati ha introdotto nuove tecnologie e metodologie nella vinificazione e nella gestione dei vigneti, il 22% partecipa a progetti di sperimentazione in vigna; il 20.3% ha attivato progetti con enti di ricerca per accedere a tecnologie innovative.
“La Sicilia vitivinicola – dice Cambria – dimostra innovazione e competenza nel saper affrontare e governare le sfide future che hanno un impatto nel mondo del vino come il cambiamento climatico. Il lavoro dei produttori siciliani testimonia che la vitivinicoltura siciliana guarda al futuro e continua a garantire qualità nella produzione”. “Purtroppo però – chiosa Rallo – ancora oggi la gran parte dell’acqua che piove sull’Isola finisce in mare. La ristrutturazione delle dighe esistenti per aumentarne la capacità di invaso, la costruzione di grandi bacini e il miglioramento della rete di distribuzione dell’acqua sono misure ormai indifferibili che devono essere promosse dalle istituzioni regionali e nazionali”.
Fuori, inaspettato nella calura persistente che avvolge Ortigia, si scatena un temporale. Sarà buon segno?