giovedì | 21 Novembre | 2024
Giorgia Nunnari
Giorgia Nunnari
Messinese classe '95, amo l'arte, la letteratura e tutto ciò che comunica e unisce. Durante l'infanzia ho girato un po' ma poi lo Stretto mi ha richiamata a casa. Oggi vi racconto Messina e i messinesi.

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Giuseppe De Domenico, protagonista di “Vermiglio”: “Per interpretare Pietro mi sono ispirato a mio nonno, a Venezia emozione unica”

In occasione della presentazione di “Vermiglio” presso il cinema Iris di Messina, l'attore Giuseppe De Domenico ha raccontato a Be Sicily Mag l'esperienza sul set del film e la storia del suo personaggio

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Messinese classe '95, amo l'arte, la letteratura e tutto ciò che comunica e unisce. Durante l'infanzia ho girato un po' ma poi lo Stretto mi ha richiamata a casa. Oggi vi racconto Messina e i messinesi.

È stato annunciato ieri, 24 settembre 2024, che il film “Vermiglio” rappresenterà l’Italia nella corsa agli Oscar. Le nomination complete verranno comunicate il 17 gennaio 2025, mentre una shortlist dei possibili candidati sarà già resa nota il 17 dicembre 2024. Intanto la pellicola di Maura Delpero si riconferma rivelazione dell’anno, trionfando sugli altri 18 titoli italiani, incluso il favorito “Parthenope” di Paolo Sorrentino. Con le sue atmosfere neorealiste, la fotografia attenta e personaggi che si fanno comprendere anche senza parlare, si era già fatto notare allo scorso festival del cinema di Venezia, dove si è guadagnato l’applauso della sala stampa ed è stato insignito del Gran Premio della Giuria. 

Nel cast, con Martina Scrinzi e Tommaso Ragno, c’è anche il siciliano Giuseppe De Domenico. Messinese, classe ’93, ha mosso i primi passi e scoperto la propria passione per la recitazione facendo teatro proprio nella città peloritana, per poi studiare a Roma e a Genova e giungere sia sul grande che sul piccolo schermo (come per “ZeroZeroZero”, miniserie di Sky basata sul romanzo di Saviano). Domenica 22 settembre, ha presentato per la prima volta l’opera nella sua città natale, nel cinema che ha sempre frequentato, la Multisala Iris di Ganzirri. È stato presente per due proiezioni, raccontando aneddoti e creando le basi per un’interessante scambio con il pubblico, con il sostegno di volti familiari e semplici concittadini accorsi per manifestare interesse riempiendo completamente la sala.

La trama di “Vermiglio”

Il film “Vermiglio” si ispira a una storia vera di famiglia della regista Maura Delpero e offre uno spaccato reale dell’Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La pellicola è infatti ambientata nel ’44, nel villaggio omonimo, in Trentino Alto-Adige. Gli equilibri del paesino di montagna vengono stravolti dall’arrivo di un soldato siciliano. Pietro, interpretato da Giuseppe De Domenico, arriva portando in salvo un altro soldato del luogo ed è per questo accolto positivamente da una parte del paese, ma è anche un disertore e uno “straniero” guardato con una certa diffidenza. La sua storia si intreccerà in particolare con quella della famiglia Graziadei e della figlia maggiore, Lucia.

Il capofamiglia, Cesare Graziadei, è un maestro elementare, rigido e severo ma anche appassionato e dedito alla cultura e all’insegnamento tanto da aprire anche classi per adulti in cui studierà anche Pietro e da sognare un futuro diverso per almeno una delle figlie. Le vere protagoniste della pellicola sono proprio le giovani donne della famiglia con i loro percorsi di crescita e scoperta di sé ostacolati dalle circostanze e dai limiti della mentalità e delle possibilità dell’epoca. 

Giuseppe De Domenico Racconta il personaggio di Pietro in “Vermiglio”

A Be Sicily Mag, Giuseppe De Domenico ha raccontato i vari step che lo hanno portato alla costruzione del personaggio di Pietro. Prima ancora di arrivare sul set, l’attore ha scelto una doppia strada per prepararsi. “Vengo da un background scientifico, quindi la mia è una mentalità matematica, logica. Ho avuto modo di integrare questa cosa con la mia professione artistica, quindi ho suddiviso il lavoro”. L’ispirazione per il portamento e le movenze dell’attore arrivano dalla realtà, dall’osservazione delle foto di famiglia: “Ho fatto una ricerca grafica su tutte le foto del mio bisnonno, che tra l’altro si chiamava Pietro. È stato paracadutista della Seconda Guerra Mondiale. Sono andato a recuperare tutte le foto a casa di mia nonna e le ho sistemate per studiare come si presentava, come stava seduto, come guardava”.

Psicologicamente il lavoro è stato più complesso e si è nutrito delle influenze di altre opere: “Sono entrato nel personaggio guardando film come come Casablanca e Dunkirk di Nolan, e leggendo libri come Guerra di Cèline”. Un lavoro che è poi proseguito sul set, con la guida della regista Maura Delpero, che ha voluto coinvolgere il cast in esercizi di abbandono del corpo e prove. “È una donna splendida con cui mi sono trovato benissimo. Nel mondo del cinema avere la possibilità di fare prove e stare su un palco è una cosa più unica che rara. Il fatto che volesse che gli attori fossero preparati e che si sentissero ascoltati e diretti fino alla fine ha portato i suoi frutti”.   

La storia di un siciliano al nord

Il personaggio di Pietro è caratterizzato dalle difficoltà d’integrazione e dai silenzi, dettati soprattutto dai segreti e dai traumi della guerra, ma anche da difficoltà di comprensione. Il dialetto è infatti parlato da tutti i personaggi per la maggior parte del tempo, nonostante il lavoro di opposizione del maestro Graziadei. Un aspetto che la regista ha ritenuto fondamentale nel rappresentare l’Italia degli anni ’40 e che è stato fonte di non poche difficoltà per il protagonista. Al contempo è stato anche motivo di ilarità sul set. “Sono stato bonariamente preso in giro dai bambini del cast – ha ammesso Giuseppe De Domenico – che continuavano spontaneamente a parlarmi in trentino. Erano tutte occasioni di gioco e affetto, era divertente. Il mio personaggio non l’ha vissuta in modo così leggero. La magia di questo lavoro è anche che tutto quello che c’è dietro è stato splendido anche se il racconto è molto denso e drammatico”. 

A proposito del suo ruolo, ha poi aggiunto: “Ho avuto il compito di raccontare cosa significava per un soldato siciliano essere costretto a partire per una guerra che non gli apparteneva, com’è successo a tanti. Ma anche cosa significava, nel momento in cui ha deciso di scappare da certi orrori, essere percepito come un disertore ed essere giudicato negativamente per la scelta di salvaguardare la propria vita e perché del sud. Ho sentito la responsabilità di portare sul grande schermo la storia di tanta gente, delle generazioni che ci hanno anticipato, ma anche delle nostre, di chi di noi è costretto a lasciare casa per andare a inseguire i propri sogni. A volte ci ritroviamo in città in cui ci sentiamo dei pesci fuor d’acqua per le differenze culturali o per la politica della divisione. Per me è stato importante e ho cercato di rispettarlo fino alla fine”. 

Il successo a Venezia e le aspirazioni per il futuro di Giuseppe De Domenico

Dopo tanto lavoro, “Vermiglio” ha portato anche tanta soddisfazione, arrivando a conquistare risultati inaspettati al Festival di Venezia. Per Giuseppe De Domenico è stata un’esperienza bellissima da dedicare ai genitori. “Sono riuscito anche questa volta a portarli con me. Mi hanno sopportato e supportato in questi anni di alti e bassi, restituirgli un momento di festa era il minimo. Da soli non si va da nessuna parte”. 

Un’occasione vissuta come una festa sin dall’inizio, pur senza aspettative. “È stato un momento di gioia e un po’ anche di sano orgoglio. Siamo arrivati a Venezia anticipati da Brad Pitt e George Clooney e anticipando Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Mi sentivo in mezzo a icone mondiali, è stata una bella emozione. Ero già contento e fiero di essere presentato con gli stessi crismi con i quali vengono presentati loro, per di più poi abbiamo vinto, quindi proprio un’esperienza indimenticabile”.

Nel vivere questo momento di grande soddisfazione, però, sottolinea di non sentirsi affatto arrivato e di non pensare a riposarsi: “Ho bisogno di mettermi ancora alla prova. Vermiglio comportava una preparazione incentrata su determinati aspetti ed è stato sicuramente un bel banco di prova. Ora mi aspetto un’operazione che sia più di costruzione che di decostruzione. Percepisco questo momento solo come un’occasione per continuare a fare”.

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