In provincia di Siracusa non mancano i luoghi da visitare, soprattutto d’estate. Se da un lato sono ormai note ai più le bellezze dell’isola di Ortigia, sempre più celebre e presa d’assalto dai turisti italiani e stranieri, dall’altro non tutti sanno che, a pochi chilometri dalla città, c’è un’altra isoletta, altrettanto caratteristica e affascinante. È Ognina, dove si possono trovare un mare smeraldo e fondali ricchi di storia. Le storie e le leggende attorno a questo luogo sono numerose.
Il porticciolo, le spiaggette e la splendida scogliera di Ognina
Tanti sono i siracusani che, durante la stagione estiva, piuttosto che recarsi nelle affollate spiagge cittadine o in quelle vicine di Noto, Avola o Cassibile, trovano rifugio nelle calette e tra le scogliere dell’Asparano e Ognina. Non lontana dal centro di Siracusa, dopo la riserva del Plemmirio, tra l’Arenella e Fontane bianche, essa rappresenta una zona splendida e dal fascino antico.
L’area, morfologicamente, è molto particolare, presentando, tra le coste e proprio alla sinistra del suo porticciolo, un’isolotto dalle caratteristiche davvero uniche. Distante dalla costa circa 150 metri, quest’ultimo un tempo era unito alla terra ferma da un istmo roccioso, ancora ben visibile sul fondale. È anche per questo che viene considerata “l’isola che non c’è”.
Ognina è abbastanza frequentata di giorno in giorno. Dal suo porticciolo quotidianamente i piccoli pescherecci e le imbarcazioni turistiche partono alla volta del Plemmirio, e numerosi locali e ristoranti offrono una vista unica sul mare, consentendo ad abitanti e turisti di gustare le specialità locali a base di pesce.
L’antica comunità neolitica
La particolare conformazione di Ognina, così come le sue acque pure e cristalline, attraggono numerosi turisti, anche se molte delle bellezze di questa località siciliana sono raggiungibili solo a nuoto o attraverso una barca. Ad esempio, della spiaggia incontaminata ma soprattutto dei resti di un’antica comunità neolitica. L’area infatti è strategica anche dal punto di vista storico in virtù di una serie di ritrovamenti di rilievo: elementi funerari, tombe a grotticella, e altri elementi che testimoniano come la zona fu rilevante nel traffico marittimo di ceramiche in stretto collegamento col mar Egeo.
Un luogo che, grazie anche alla sua posizione, la natura stessa ha deciso di preservare, così come del resto si presentano i suoi fondali, che in vari tratti sono ancora intatti e “raccontano” numerose storie tramandate di generazione in generazione dai suoi abitanti. Tra queste quella legata alla leggenda di Venere, che, proprio in quei luoghi, sarebbe sbucata dal mare. Tutt’ora la Dea è simboleggiata da un piccolo e antico faro luminoso ancora funzionante e ben visibile, già al tramonto.
Una delle testimonianze più antiche ed emblematiche della zona, poi, risale al XV secolo: si tratta di una torre unica nel suo genere per il siracusano. Aveva la funzione primaria di proteggere, grazie ad una posizione privilegiata, il porticciolo e la vicina tonnara. È costruita, così come la sua scala interna, con delle pietre caratteristiche del luogo e della malta di calce. Una vedetta aveva il compito di prestare attenzione alle eventuali minacce, avvistando i corsari e dando l’allarme col suono della cosiddetta buccina (una grande conchiglia dalla forma allungata).