Sapete che passeggiando in alcuni campi della nostra Isola potete imbattervi nel nespolo del Giappone o in un litchi? Gli agrumi sono sicuramente il simbolo che meglio ha rappresentato la Sicilia: dai succosi mandarini alle dolcissime arance, fino all’uva, che porta ai delicati vini locali. La nostra terra, però, non è fertile solo per queste poche specie, come spesso si crede erroneamente. Sono tanti i frutti che si adattano perfettamente alle condizioni climatiche del nostro territorio, anche quelli che proprio non vi aspettereste. A svelarlo a Be Sicily Mag sono Vittorio Farina, Professore ordinario ed esperto di frutti tropicali, e Francesca Cerami, Presidente Istituto Idimed, insieme promotori di Tropicali di Sicilia, un vincente e ambizioso progetto portato avanti con la collaborazione di Unipa e dell’Istituto IDIMED, oltre che da numerosi altri enti e aziende. Attraverso le loro iniziative, vengono coltivati vari frutti esotici: dal mango all’avocado, passando per la passiflora e la papaia.
Tropicali di Sicilia: il progetto che unisce l’Isola a frutti inediti
Il progetto Tropicali di Sicilia, che nasce nell’ambito della misura 16.1 della Regione Sicilia, ha un obiettivo ben preciso: valorizzare la filiera siciliana dei frutti tropicali attraverso la standardizzazione delle attività di coltivazione, raccolta, trasformazione, conservazione e distribuzione. La Sicilia è infatti una terra vocata a questi tipi di coltivazione da molti anni: ci sono testimonianze del rapporto virtuoso tra l’Isola e i frutti esotici già dagli anni ’80.
Oggi, con il boom economico e una richiesta sempre maggiore, si è verificato un incremento nella diffusione di queste specie. I risultati qualitativi sono rilevanti, ma è necessario che si crei una rete, come vogliono i promotori di Tropicali di Sicilia, perché l’attività scientifica possa tutelare e vigilare sulle coltivazioni, ad esempio in casi di fenomeni metereologici estremi.