La storia di Santa Rosalia è un esempio di coraggio e devozione, in cui la realtà si confonde con il mito dando vita a uno dei culti più sentiti e diffusi in tutta Palermo e in Sicilia: la tradizione del Festino in onore della “Santuzza”, che quest’anno celebra il suo 400° anniversario. Le notizie giunte a noi sulla sua vita sono il frutto di un importante lavoro di ricerca condotto dal gesuita Giordano Cascini che nel 1631, su mandato del Senato, scrisse il “De vita et inventione S. Rosaliae virginis panormitanae commentarium breve“, di cui una copia, firmata dal Cardinale Giannettino Doria, è custodita nell’urna dedicatale all’interno della Cattedrale di Palermo, con i resti della Santa. Andiamo allora a scoprire di più.
La storia di Santa Rosalia tra mito e leggenda
Nata a Palermo nel 1130, Rosalia era figlia del conte Sinibaldo Sinibaldi, signore di Monte delle Rose e Quisquina, nonché discendente diretto dell’imperatore Carlo Magno, e della nobile Maria Guiscardi, nipote del re Ruggero II di Sicilia. La leggenda racconta che due anni prima della nascita della bambina proprio quest’ultimo, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con la moglie Elvira di Castiglia, vide apparire una figura. “Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine“, gli disse. È proprio da qui che pare derivi il nome della Santa. Una crasi tra le parole rosa e lilium, ovvero rosa e giglio.
Rosalia venne cresciuta nello sfarzo tra la corte di re Ruggero II di Sicilia e la casa paterna, nel quartiere Olivella di Palermo, vicino alla prima Chiesa che in futuro le sarà dedicata. Già in giovane età maturò una profonda devozione a Dio che la porterà, anni dopo, a rifiutare le nozze con il conte Baldovino, che l’aveva avuta promessa in moglie dal re Ruggero, al quale, Baldovino, aveva salvato la vita durante una battuta di caccia. Il giorno prima del matrimonio, la sposa, vide riflesso in uno specchio l’effige di Gesù, il quale le chiese di abbracciare completamente la sua fede e scegliere la vita da eremita. Lei non esitò ad accogliere la richiesta e si presentò a corte con le bionde trecce tagliate, rifiutando le nozze.
Rosalia, la Santa eremita a Monte Pellegrino
L’eremitaggio di Santa Rosalia iniziò dunque quando aveva soltanto 15 anni: abbandonò la lussuosa casa paterna per rifugiarsi nel bosco di Palazzo Adriano dove, ancora oggi, un passo prende il suo nome. Successivamente si spostò sulle montagne della Quisquina, tra Bivona a l’odierna Santo Stefano di Quisquina, dove occupò per 12 anni una grotta sulla quale è ancora presente un’epigrafe in latino che dimostra il passaggio della Santa.
Successivamente, dopo che un Angelo la avvisò che i genitori l’avevano trovata, fece ritorno a Palermo, trovando rifugio in una grotta su Monte Pellegrino nella quale, negli ultimi anni della sua vita, si fece murare a seguito di una cerimonia di consacrazione pubblica officiata dall’arcivescovo della città. Fu, quindi, proprio sul monte sacro ai palermitani che Santa Rosalia si spense, in solitudine, intorno al 1170, a circa 40 anni. Si narra che una viva luce in quella notte illuminò tutta l’altura e che la città si scosse, sorpresa.
La Santità di Rosalia
È stato documentato che la fama di santità per Rosalia si diffuse quando era ancora in vita, già nel 1196 si hanno dei documenti che parlano di “santa Rosalia”. In particolare il Codice di Costanza d’Altavilla depositato presso la Biblioteca Regionale di Palermo e una antica tavola lignea che la rappresenta in veste di monaca basiliana oggi custodita presso il Museo Diocesano di Palermo.
Soltanto il 15 luglio del 1624 tuttavia sarebbero stati ritrovati i suoi resti dentro la grotta di Montepellegrino su indicazione della suora Geronima La Gattuta, che era stata guarita proprio attraverso uno dei miracoli di Santa Rosalia. È proprio in quell’anno che iniziò il culto della Patrona così come lo conosciamo oggi, giunto ormai al quattrocentesimo anno.