venerdì | 18 Ottobre | 2024
Salvo Stuto
Salvo Stuto
Per lavoro parlo e scrivo "assai". Su BE SicilyMag racconto la sicilianitudine in tutte le sue sfaccettature. Redattore del Quotidiano di Sicilia, prima Servizio Pubblico di Michele Santoro. Ho collaborato con Pagella Politica. Classe 1998, laureato in Giornalismo.

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I “nuri” possono diventare patrimonio UNESCO: il progetto della Rete Corsi e Percorsi

È stato scoperto che la tradizione dei “nuri” va oltre i confini della Sicilia e persino dell'Italia, spesso coinvolgendo religioni diverse da quella cattolica. Camminare scalzi, utilizzare i colori bianco e rosso, fare il pellegrinaggio a torso nudo sono elementi che possono rendere la rete inedita anche da un punto di vista antropologico

Salvo Stuto
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Per lavoro parlo e scrivo "assai". Su BE SicilyMag racconto la sicilianitudine in tutte le sue sfaccettature. Redattore del Quotidiano di Sicilia, prima Servizio Pubblico di Michele Santoro. Ho collaborato con Pagella Politica. Classe 1998, laureato in Giornalismo.

È un filo rosso quello che lega dieci comuni e li inserisce all’interno della Rete Corsi e Percorsi Devozionali, nata dall’idea di Giorgio Franco, fondatore della cooperativa Badia Lost & Found. Si tratta di Mineo, Canicattini Bagni, Ferla, Lentini, Avola, Mistretta, Sant’Alfio, Trecastagni, Tortorici e Melilli. Una geografia di centri che hanno elementi in comune dal punto di vista delle tradizioni. In particolare quella dei nuri. L’obiettivo comune è quello di farli diventare patrimonio dell’UNESCO.

“I centri della rete Rete Corsi e Percorsi Devozionali hanno questi elementi di omogeneità e di nudità, se vogliamo, che non è fisicamente solo l’essere spogliati ma è l’essere o tutti scalzi o indossare nastri rossi che legano i toraci oppure una maglia e pantaloncino. Elementi in comune a saltare. Mineo, ad esempio, ha delle cose che lo legano alla città Melilli, Lentini a quella di Mistretta. Lentini ha una cosa che rimanda ad Avola perché in entrambe le città corrono e così via”, spiega Franco.

La tradizione dei nuri o nudi al centro della Rete Corsi e Percorsi

I nuri sono devoti che effettuano un pellegrinaggio per onorare e celebrare il o la propria Santa, formando una specie di catena. “Oggi, nel 2024, siamo arrivati alla totale consapevolezza che è una pratica comune in dieci paesi, dopo praticamente tre anni di indagine”, ha spiegato Franco. Tutto ha inizio nel 2021. Dopo il primo lockdown, con tutte le restrizioni comprese le sospensioni delle feste patronali e le manifestazioni religiose, si è andati sempre di più verso una digitalizzazione del patrimonio tangibile e non, in protocollo d’intesa con uno degli istituti del ministero della Cultura che ha permesso di valorizzare il Patrimonio culturale immateriale della Sicilia.

“Noi come cooperativa – spiega Franco – abbiamo cercato di andare oltre la superficie delle feste, che sono bene o male ormai globalizzate con le stesse bancarelle, luci, bande, fuochi pirotecnici, quindi con modus operandi e rotocalco quasi identico. Abbiamo scavato per cercare di mettere risalto elementi atavici legati e radicati oltre che nella tradizione proprio nell’animo di quella città”.

GiorgioFranco - Be Sicily Mag
Giorgio Franco

Il progetto ha previsto anche una fase di studio. “Essendo di Lentini per noi è stato consequenziale guardarci attorno: la tesi di laurea di Cristina Pulvirenti (curatrice di Badia Lost & Found ndr) aveva fatto una cernita di tre comuni, Lentini, Melilli e Ferla, ed è stata consegnata all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (Iccd). Così siamo andati a toccare un elemento che non era stato fino a oggi censito e documentato in modo esteso: ogni comune ha avuto i suoi nuri o nudi che dir si voglia ma mai nessuno ha pensato di confrontarli a quelli di altri comuni. È qui il bello, perché abbiamo scoperto che i nuri appaiono a Mineo per Sant’Agrippina, a Ferla, Melilli, Tortorici, Mistretta, Canicattini Bagni e Avola per San Sebastiano e a Trecastagni e Lentini per Sant’Alfio, San Filadelfio e San Cirino”.

Camminare scalzi, utilizzare i colori bianco e rosso, fare il pellegrinaggio a torso nudo, la composizione floreale dei bouquet che i devoti portano in mano. Sono tutti elementi che hanno il potenziale di rendere la rete inedita anche da un punto di vista antropologico.

Un filo rosso che lega mondi diversi: la finalità di Pace e il Patrimonio Unesco

Nel frattempo, sono stati individuati anche alcuni comuni fuori dalla Sicilia, come ad esempio in Sardegna, Campania, Puglia e Abruzzo. “Abbiamo individuato una cronoscalata che si fa scalzi fino a un eremo. Questi sono nuri solo che ancora non lo sanno – aggiunge Franco – e noi li abbiamo già contattati”. Ma non solo. La Rete Corsi e Percorsi Devozionali potrebbe diventare persino internazionale, puntando a diventare Patrimonio culturale immateriale Unesco. L’elemento che porta valore è il fatto che questi elementi e questa tradizione scavalcano persino la fede.

“I dieci comuni sono legati alla religione cattolica, ma ci sono feste che somigliano alle nostre e che avvengono in altri continenti, in altri stati che non sono legati al culto cristiano. Si tratta di feste legate all’induismo e ad altre religioni. Abbiamo alcuni esempi in India e in Cina. Un altro in Svezia, legato al solstizio e al rito della luce che è un culto pagano. Anche in questo caso gli elementi che li accomunano sono la sfilata, la corsa, il colore del bianco e del rosso e l’impegno in una delle due mani o sinistra o destra di un dono floreale”.

La Rete Corsi e Percorsi Devozionali non ha dubbi. “Per me – dice Franco –, sono ampiamente da considerarsi nuri anche se loro non si chiamano così”. Ed è questo l’obiettivo ultimo, quello della finalità di Pace, secondo convenzione Unesco, che scatta proprio dal momento in cui questi culti non sono cristiani ma mettono in comune riti cristiani. “Andando oltre il credo, si mettono due civiltà a confronto. Questo è il motivo portante che potrebbe portarci a un riconoscimento in tre anni”, conclude.

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