venerdì | 18 Ottobre | 2024
Elisabetta Musso
Elisabetta Musso
Nasce a Palermo nel 1983. L’anno di Flashdance e Scarface, dei primi orologi Swatch e dei virus informatici. Ma sopratutto l’anno della hit “L’italiano” di Toto Cutugno. Avvocato di mestiere e gastronauta per vocazione, dopo la laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione all’esercizio della professione, abbandona la via forense per intraprendere quella del gusto. Ama follemente i libri, il vino, i cocktail, la musica e Miles Davis. Nel tempo libero adora bere, leggere, scrivere e ascoltare musica, mangiare e tormentare amici e conoscenti sull’importanza di “bere consapevolmente”. Crede nelle isole perché inventano il mare. Il suo motto: “Per certi versi, per altri bevi”. Gesù Cristo è il suo idolo e modello di riferimento per matrimoni, battesimi, lauree e barmitzwah.

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Mercato di Ballarò a Palermo: storia, cosa vedere e dove mangiare

La storia e le curiosità sullo storico Mercato di Ballarò di Palermo, che con i suoi colori e profumi ben rappresenta l’animo colorato e multietnico della città

Elisabetta Musso
Elisabetta Musso
Nasce a Palermo nel 1983. L’anno di Flashdance e Scarface, dei primi orologi Swatch e dei virus informatici. Ma sopratutto l’anno della hit “L’italiano” di Toto Cutugno. Avvocato di mestiere e gastronauta per vocazione, dopo la laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione all’esercizio della professione, abbandona la via forense per intraprendere quella del gusto. Ama follemente i libri, il vino, i cocktail, la musica e Miles Davis. Nel tempo libero adora bere, leggere, scrivere e ascoltare musica, mangiare e tormentare amici e conoscenti sull’importanza di “bere consapevolmente”. Crede nelle isole perché inventano il mare. Il suo motto: “Per certi versi, per altri bevi”. Gesù Cristo è il suo idolo e modello di riferimento per matrimoni, battesimi, lauree e barmitzwah.

Il Mercato di Ballarò di Palermo è un luogo che attrae quotidianamente innumerevoli turisti per la sua storia e per le sue caratteristiche. L’area dell’omonimo quartiere in cui è ubicato è piuttosto grande e si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory in un dedalo di strade, colori e profumi, che ben rappresentano l’animo colorato e multietnico della città. 

È qui che è possibile trovare bancarelle con qualsiasi prodotto o genere alimentare oltre che ovviamente le prelibatezze street food. Per i più curiosi, ad esempio, vale la pena di provare la “frittola”, miscuglio misterioso di frattaglie di vitello rosolate nello strutto e servite in un classico coppo

Il Mercato di Ballarò a Palermo: la storia

Così come il Mercato del Capo, anche il Mercato di Ballarò di Palermo ha un cuore saraceno che risiede già nel suo nome. Probabilmente il termine Ballarò deriva dal toponimo arabo Bahlara, che indicava un villaggio presso Monreale, dal quale provenivano i mercanti che lo popolavano. Un’altra ipotesi lo riconduce a “Ag-Vallaraja” (titolo dei sovrani della regione indiana del Sind), poiché vi si vendevano le spezie provenienti dal Decca, oppure ancora da “Segeballarath” che significa “fiera – mercato”.

Ai tempi della dominazione araba è probabile che Capo e Ballarò fossero un’unica area che costituì la Medina. In entrambi i mercati in effetti si ha tuttora la sensazione di passeggiare in un suk di una città araba. 

2 9 - Be Sicily Mag

Mercato di Ballarò a Palermo, dove mangiare: i migliori locali street food

Al Mercato di Ballarò di Palermo non mancano i luoghi dove mangiare, street food e non solo.

  • Greta’s è uno dei riferimenti del mercato per gustare l’ampia proposta del cibo di strada cittadino: milza, panelle, crocchè, pesce fritto, arancine, sfincione oltre a panini imbottiti e bibite fresche. 
  • Proposta similare al Bar Di Maria: street food, rosticceria e sorrisi sono alla base dell’accoglienza sul posto. 
  • Musica, chiacchiere e sorrisi anche alla panineria-friggitoria da Umby &Tony; rosticceria e ricchi panini imbottiti la fanno da padroni. I tre locali sono tutti in via Ballarò, l’arteria principale del ricco mercato. 
  • In via G. Naso si trova invece la trattoria Il Calessino che propone una cucina palermitana, semplice e gustosa, oltre all’intrattenimento musicale del titolare che sovente coinvolge i propri ospiti. 

Cosa vedere a Ballarò a Palermo

Tanti anche i luoghi da visitare e i monumenti da vedere nei pressi del Mercato della Vucciria di Palermo.

  • Chiesa del Gesù, nota anche come Casa Professa, è una delle chiese in stile tardo manierista-barocco, tra le più importanti in Sicilia, che si affaccia sull’omonima piazza Casa Professa. La pianta interna a croce latina con tre navate, ampio presbiterio e diverse cappelle laterali, è un manto continuo e ricchissimo di sculture, tarsie policrome, stucchi e affreschi. I lavori per la sua fondazione iniziarono nel 1564 e a tale monumentale tale progetto lavorarono i più rinomati artisti del tempo, da Marabitti a Procopio Serpotta. Ai lati dell’altare si trova poi un prezioso organo a trasmissione elettrica del 1952, tra i più belli esistenti a Palermo. La fondazione della sede originaria affonda le sue radici nella storia della Compagnia di Gesù: i Gesuiti, da cui la chiesa prende il nome ufficiale. Ricchissimo anche il museo annesso, ricco di maioliche e manufatti pregiati. Oltre al museo, il complesso della chiesa è oggi anche sede della biblioteca comunale.
  • Chiesa del Carmine Maggiore. Sita nel quartiere dell’Albergheria, la sua fondazione è da attribuire all’ordine dei Frati Carmelitani in arrivo a Palermo all’incirca nel 1230. La costruzione dell’attuale chiesa, risale al 1600 e si presenta con una classica croce latina a tre navate, sorretta da 12 colonne in pietra con capitelli dorici. I ricchi interni di questa Basilica consentono di ammirare gli stucchi di Giacomo Serpotta e le sculture di Antonello e Domenico Gagini nonché importati quadri di Pietro Novelli. La facciata realizzata nell’800 è piuttosto semplice e disadorna dove nella nicchia sopra il portale è possibile ammirare la scultura settecentesca della Vergine del Carmelo. La Cupola s’innalza su tre ordini e i pilastri sono ornati da quattro statue di stucco raffiguranti Mosè, Elia, San Giovanni Battista e Giona opera di Vincenzo Messina del 1681.
  • Oratorio del Carminello (o Carmine minore). In via porta Sant’Agata, sempre nel quartiere Albergheria, è possibile visitare lo splendido oratorio seicentesco costruito grazie ai cospicui finanziamenti di alcuni aristocratici palermitani e divenne subito noto con il nome di Carminello per distinguerlo dalle altre confraternite devote alla Madonna del Carmelo. Il ricco apparato decorativo ha visto alternasi diversi artisti tra cui Giacomo Sperpotta. Da una botola ubicata vicino al portone d’ingresso, si accede alla cripta, con tre diversi ambienti dedicati alla preparazione e sepoltura dei confratelli defunti. 
  • Torre di S. Nicolò di Bari all’Albergheria. Costruita come torre di avvistamento in epoca medievale per difendere le mura del Cassaro, diviene poi torre campanaria dell’omonima chiesa. La sua peculiarità sta sopratutto nell’orientamento della torre rispetto ai punti cardinali: a Nord si rivolge al santuario di Santa Rosalia, a sud verso piana dei Greci ad Est verso Palazzo Reale e Monte Cuccio, a Ovest verso capo Zafferano. Posizione dall’utilità inequivocabilmente militare. Oggi regala una delle viste più belle e suggestive della città.
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