Sono tanti i giochi antichi siciliani che fanno parte non solo della nostra memoria ma anche della nostra cultura. Intrisi di ricordi portano con sé la memoria delle vecchie generazioni abituate a divertirsi con poco, anche in strada, col grande potere della fantasia. “Stare insieme” era la principale regola. Non c’era alcuna connessione virtuale che tenesse uniti i ragazzi ma il desiderio di divertirsi o svagarsi. Le nuove generazioni sono troppo spesso, e sempre di più, lontane dal voler passare del tempo fuori casa in compagnia dei coetanei e sempre più legate all’utilizzo di cellulari e videogames. Con l’arrivo della primavera, le temperature si alzano e c’è sempre più voglia di stare all’aria aperta. E se riscoprissero i giochi di una volta?
I giochi in passato erano svariati e se ne inventavano costantemente: dalla palla alla trottola, dalla corsa con sacchi a nascondino, di tutto e di più pur di stare insieme. Non offrivano solo divertimento, ma anche preziose lezioni di vita. Ogni attività, infatti, va ben oltre il suo scopo ricreativo, mettendo in luce le abilità individuali dei bambini e il loro modo di interagire all’interno di un gruppo.
Attraverso il gioco, i bambini imparano a rispettare le regole, a sviluppare la cooperazione e a gestire le emozioni. Un aspetto che nelle nuove generazioni talvolta viene a mancare.
Quali sono i giochi siciliani più antichi?
Abbiamo realizzato una rassegna di giochi antichi che hanno riempito le giornate dei bambini siciliani e non solo:
- A’Strummula (trottola) – È un gioco antichissimo, si pensa che le sue origini risalgano a più di 6000 anni fa. Le sue varianti sono presenti in tutte le culture, dalla Cina al Giappone, all’antica Grecia e Roma. Il gioco consisteva nel delimitare un campo con un gessetto e lanciare all’interno la trottola, vinceva quella che non usciva dal campo di gioco e girava per più tempo. Il perdente, “l’ appuzzato”, avrebbe ricevuto dalle altre trottole in gioco i “pizziati”, ovvero un numero di colpi, definito ad inizio partita, con il chiodo delle altre trottole in gioco. A Montedoro, in provincia di Caltanissetta, esiste un monumento dedicato alla trottola, che mostra proprio l’importanza nel territorio di questo gioco storico.
- Acchiana ‘u patri cu tutti i so’figghi (sale il padre con tutti i suoi figli) – Il gioco prevedeva che un bambino si poggiasse al muro, mentre gli altri dovevano salirgli sulle spalle, cantando una filastrocca. Il primo, che era il padre: “acchiana ‘u patri cu tutti ì so’ figghi” (sale il padre con tutti i suoi figli). E gli altri: “lu figghiu” (il figlio) man mano che salgono. Infine, l’ultimo doveva recitare la filastrocca della vittoria: “Quattru e quattru ottu, scàrrica lu bottu; l’aceddu cu li pinni scàrrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju” (quattro e quattro otto, dai un colpo; l’uccello con le penne dalle e vattene: uno, due e tre fanno ventitré, uno due e tre fanno ventitré, ti do un pizzicotto e me ne vado). Il gioco è un antenato della cavallina, dove un volontario si mette inginocchiato con le mani per terra e a turno si fa saltare dai compagni vocianti.
- ‘A Mazza (la lippa) – Il gioco consiste nel far saltare in aria un legnette (la lippa) battendolo con un altro legno più grande (la mazza) con lo scopo di mandarlo il più lontano possibile. Il terreno di lancio si delimita incidendo a terra un cerchio di circa 90 cm, con un legnette se il terreno lo permette o con un gessetto. Si formano due squadre di 2 giocatori ciascuna e si sorteggia chi sta in casa (battitrice) e chi fuori casa (ricevente), poi si stabilisce un punteggio da raggiungere: vince la squadra che raggiunge o supera per prima il punteggio.
- O Sciancateddu (campana) – Anche questo è uno dei più antichi e diffusi giochi al mondo: dall’Inghilterra alla Tunisia, dall’India alla Cina, dalla Russia al Perù. Le regole sono ovunque pressoché le stesse. Si tracciano delle caselle con dei numeri, alternando quelle singole e a coppie. La regola fondamentale è che si può stare solo con un piede in una casella. Si tira una pietra il più lontano possibile nella campana e successivamente si saltella fino alla casella dove troviamo la pietra, stando attenti a non cadere e a non uscire dalle caselle. Poi, si torna indietro.
- O sgobbiu (i tappi) – Il gioco consiste nel tracciare un percorso con i gessetti nel pavimento e seguirlo con i tappi. Questi si muovono colpendoli con il pollice e facendoli saltare in avanti. Vince chi arriva per primo a fine percorso.
- Un, due, tre. Stai là! – È un famosissimo gioco, conosciuto anche come Un, due, tre, stella, dove i bambino si collocano dietro una linea tranne. Il capogioco si pone di spalle a distanza e conta fino a “Stai là!”, quindi si volta. I giocatori possono muoversi finché è di spalle, ma devono fermarsi quando si gira. Chi viene visto muoversi torna indietro. Vince chi raggiunge il capogioco per primo e ne prende il suo posto.
Il gioco è un riflesso autentico della cultura umana, poiché si evolve e si adatta al contesto sociale in cui viene praticato. I bambini, in questo modo, imparano anche a comprendere la società degli adulti. È per questo motivo che il recupero dei giochi antichi assume un significato importante, permettendo di riscoprire la propria storia, le radici culturali e il senso di appartenenza a una comunità. È una parte preziosa della nostra cultura, che fornisce opportunità di crescita e sviluppo.